ORIGINI DELLA CIVILTÀ LATINA

Della letteratura delle origini, se si prescinde dai documenti epigrafici, nulla ci è pervenuto per tradizione diretta. Forme di cultura, sia orale che scritta ci sono note attraverso le citazioni degli scrittori posteriori che, nel tentativo di preservare la loro memoria storica, hanno recuperato e trascritto alcuni documenti a carattere letterario afferenti la sfera religiosa, politica, militare, giuridica e privata. [...] In tutti i documenti antichi, sia in quelli pubblici che in quelli privati, sia in quelli religiosi che in quelli profani il linguaggio si struttura attraverso forme retoriche che sono tipiche del linguaggio letterario. [...] Ne deriva che nella letteratura delle origini è molto debole quella distinzione tra prosa e poesia che sarà tipica della fase storica. La cultura romana dei primi secoli è stata essenzialmente orale [...e] anonima [...].

Conservazione dei testi

La nostra conoscenza della letteratura latina si basa prevalentemente su testi scritti. Tuttavia sin dall'età antica si è verificato un processo di selezione nella conservazione dei testi sicché a partire dal III secolo a.C. si è conservata fino a noi solo una piccolissuma parte, per ragioni sia di ordine materiale che culturale. A ciò si aggiunga inoltre che la letteratura latina orale è andata quasi completamente perduta. Sono sopravvissute soloamente orazioni e testi teatrali che furono in un secondo momento pesse per iscritto.

Jes C Channel (YouTube)  • 1-Origine della Letteratura latina: oralità e scrittura

Contenuti: La nostra conoscenza della letteratura latina si basa prevalentemente sui testi scritti che sono sopravvissuti nei secoli. La letteratura orale è andata quasi del tutto perduta.
Durata 1'55


Jes C Channel (YouTube)  • 2-Origine della Letteratura latina: i modi della scrittura e della lettura

Contenuto: In questa videolezione affronteremo quali fossero i modi della scrittura (quidi strumenti, materiali e procedimenti) e della lettura nella civiltà latina. Si affronterà il passaggio dalle tavolette ai codici lignei, dal rotolo papiraceo ai codici in pergamena.
Durata 7'37


Jes C Channel (YouTube)  • 3-Origine della Letteratura latina: il pubblico

Contenuto: Il pubblico di lettori in età arcaica era molto limitato. La stessa scrittura era limitata a scopi pratici. La redazione di un testo era un "work in progress" a cui partecipavano gli amici dello scrittore. L'opera era per lo più fruita mediante le RECITATIONES grazie ai LECTORES che ne davano un'esecuzione espressiva.
Durata 3'29


Jes C Channel (YouTube)  • 4-Origine della Letteratura latina: botteghe e biblioteche

Contenuto: BOTTEGHE - Le tabernae librariae erano botteghe per la vendita dei libri e laboratori per l'edizione. La circolazione delle opere fu incrementata solo in età imperiale grazie all'aumento dell'alfabetizzazione. BIBLIOTECHE - Altro ruolo fondamentale ebbero le biblioteche. A Roma le prime biblioteche private risalgono al I secolo a.C. e solo nella seconda metà del secolo si assiste all'apertura della prima biblioteca pubblica. In età tardo antica saranno gli scriptoria presenti nei Monasteri a garantire la conservazione e la copiatura dei manoscritti.
Durata 6'51


Jes C Channel (YouTube)  • 5-Origine della Letteratura latina: trasmissione e tradizione

Contenuto: Si verificò un processo di selezione del patrimonio letterario latino già in epoca antica. Della massa di testi che, a partire dal III secolo a.C. furono affidati alla scritutra si è conservata soltanto una piccolissima parte. Tale selezione fu riconducibile a fattori di ordine materiale (deperibilità dei supporti) e di ordine culturale (coerenza con la civiltà cristiana o utilità scolastica).
Durata 10'21

Jes C Channel (You Tube)  • Epigrafia

Contenuti: breve focus sull'epigrafia
Durata 4'13


Jes C Channel (You Tube)  • Filologia

Contenuti: breve focus sulla filologia
Durata 6'12

Lingua latina e alfabeto

La lingua latina parlata nel I millennio a.C. in una zona circoscritta del Lazio, si diffuse in tutto il mondo antico con l'espandersi del dominio di Roma: l'idioma dei conquistatori divenne una lingua universale, utile per comunicare con tutti come accade oggi con l'inglese. La lenta e costante evoluzione nei secoli di questa lingua, il latino volgare, (parlato nella vita di tutti i giorni dal popolo, il vulgus, di ogni cultura e classe sociale), ebbe come risultato la nascita delle moderne lingue romanze (proprie dei territori dominati da Roma): il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno e, naturalmente, l'italiano.

Jes C Channel (You Tube)  • L'origine dell'alfabeto latino e influssi stranieri

Contenuti: Lo strumento essenziale della cultura scritta e della letteratura latina è l'alfabeto greco, giunto a Roma attraverso la mediazione etrusca. Tuttavia l'origine non è propriamente riconducibile all'alfabeto della lingua greca classica (lo ionico-attico) quanto quello dei dialetti occidentali, come si vedrà per l'assenza di lettere distintive lunghe/brevi, l'assenza dei suoni aspirati, la trasformazione del "chi" in "ics"  • La letteratura latina è stata fortemente condizionata da quella greca, come si vede sia nell'apporto dato dai miti e dalla religione, sia dal teatro: la prima opera letteraria è un testo teatrale di Livio Andronico datato 240 a.C.
Durata 8'04


Jes C Channel (You Tube)  • L'indoeuropeo

Contenuti: Non un popolo o una razza, ma un insieme di popoli accomunati da una origine linguistiche. Accenno alla manipolazione nazista. Introduzione alla linguistica comparata. Focus sulle lingue semitiche e indoeuropee.
Durata 12'10

TRECCANI  • Storia della Lingua Latina

Durata 2'42

Documenti epigrafici

[...] La testimonianza più antica della lingua latina ci è data dalla cosiddetta Fibula Praenestina, una bellissima spilla in oro, rinvenuta in una tomba di Preneste (odierna Palestrina, nel Lazio) e risalente al VII-VI secolo avanti Cristo. È noto che sugli oggetti funebri, ma molto spesso anche in quelli di uso comune, erano riportati il nome del proprietario o dell’artigiano che li aveva fabbricati. Orbene, sulla spilla in questione si legge MANIOS MED FHEFHAKED NUMASIOI, una frase in un latino arcaico che in futuro sarebbe diventato Manius me fecit Numasio e cioè: Manio mi fece per Numasio. [...]
Altro documento molto antico è l’iscrizione del Lapis Niger, rinvenuta nel 1889 in un cippo del foro romano; dovrebbe trattarsi di un divieto religioso. Autorevoli studiosi sostengono che tale iscrizione fosse posta sulla mitica tomba di Romolo, luogo sacro per eccellenza. Oscure parole che sembrano riferirsi ad un rito sacro si trova scritte sul Vaso di Dueno, mentre su una coppa rinvenuta a Civita Castellana, infine, c’è incisa una epigrafe che anticipa di qualche secolo il carpe diem oraziano: FOIED VINO PIPAFO CRA CAREFO e cioè hodie vinum bibam, cras carebo.

http://www.pksoft.it/anonimo_olevanese/Roma_antica/letteratura/Origini.htm
TRECCANI  • Origine della letteratura latina

Durata 5'12


Jes C Channel (You Tube)  • Epigrafia

Contenuti: breve focus sull'epigrafia
Durata 4'13


Jes C Channel (You Tube)  • Filologia

Contenuti: breve focus sulla filologia
Durata 6'12

Carmina

Poesia religiosa e celebrativa
Le origini della letteratura latina sono segnate da forme arcaiche di poesia che i Romani definiscono carmina – dal verbo cano, "cantare". Si tratta di enunciati di carattere orale – invocazioni e consacrazioni a divinità, maledizioni contro nemici di guerra, ma anche formule magiche, di scongiuro e di guarigione, filastrocche e proverbi – concepiti per occasioni che segnano la vita pubblica e privata della comunità, e solo in parte fissati nella cultura scritta.
L’efficacia poetica di questi componimenti dal latino fortemente arcaico e ormai misterioso per i Romani dell’età classica, nel verso italico detto saturnio o in una simile prosa ritmata, si realizza in un andamento fortemente allitterante e iterativo, basato sulla ripetizione e il parallelismo. Perduti sono i carmina convivalia, dedicati forse ai racconti sulla storia leggendaria di Roma durante i banchetti degli aristocratici. Ma gli autori latini conservano formule cultuali come il carmen lustrale, pronunciato dal pater familias per la purificazione dei campi; o il carmen saliare, cantato dai sacerdoti Salii di Marte e di Ercole durante la loro danza guerriera con gli scudi sacri, e il carmen arvale, recitato dal collegio sacerdotale dei fratres Arvales per propiziare la fertilità della terra.

Jes C Channel  • Epigrafia

Contenuti: Epigrafia e iscrizioni come origine della letteratura latina
Durata 4'42


TRECCANI  • Origine della letteratura latina

(Questo contenuto riassume tutti gli argomenti in elenco in questa prima sezione) Durata 5'12

Download (PPTX)  • Forme preletterarie orali

Contenuti: •I testi religiosi: i Carmina  • I testi celebrativi e privati: laudatio funebris, Carmina convivalia, Carmina Triumphalia  • Forme Preletterarie teatrali

Storiografia e annalistica

[...] Le origini della storiografia latina sono da rinvenire innanzitutto nell’opera del collegio sacerdotale dei pontefici. Sin dall’età regia, alla fine di ogni anno il pontefice massimo, capo di tale collegio, redige su una tavola lignea imbiancata (tabula dealbata) un breve testo in cui si elencano i nomi dei magistrati eletti o designati durante l’anno, i principali fatti politici, militari, astronomici e gli eventuali casi di carestia che abbiano prodotto a Roma forti rincari dei prezzi.
Questi scarni elenchi degli eventi significativi occorsi ogni anno, detti annales maximi, vengono esposti al pubblico nel Foro romano e via via sostituiti con quelli dell’anno in corso. Sempre i pontefici si occupano, poi, di redigere dei brevi commentarii in cui le informazioni presenti sulle tabulae dealbatae vengono organizzate in modo discorsivo e più ampio. Quando, dalla fine del III secolo a.C., i Romani si accingono alla scrittura di opere letterarie sulla storia della loro città – il primo è Fabio Pittore, che tuttavia usa la lingua greca –, essi non possono fare a meno di ispirarsi al modello introdotto dai pontefici, raccontando con stile scarno e conciso gli eventi occorsi a Roma anno dopo anno.
Nello sviluppo della storiografia come genere letterario latino giocano un ruolo decisivo anche due forme di comunicazione tradizionali tipicamente orali: l’elogium e la declamazione oratoria. [...]

JesC Channel (YouTube)  • Origine della lingua latina

Contenuti: Origine della lingua e influsso della cultura greca
Durata 8'04


TRECCANI  • Origine della letteratura latina

(Questo contenuto riassume tutti gli argomenti in elenco in questa prima sezione) Durata 5'12

Download (PPTX)  • Primi documenti scritti

Contenuti: •Le più antiche iscrizioni latine  • Annales Maximi  • Le Leggi delle XII Tavole  • Appio Claudio Cieco

Appio Claudio Cieco

Fin dalla nascita della repubblica, l'oratoria ebbe importanza rilevante, in quanto l'arte del parlare e del convincere dava fama, successo, potere ed era base necessaria della carriera politica. Adatta all'indole pragmatica dei romani, essa costituiva l'unica attività intellettuale degna di un cittadino di ceto elevato. Non si conosce nulla degli oratori precedenti Appio Claudio Cieco, il primo di cui si hanno notizie storiche sicure. Patrizio di origine (sec. IV-III a.C.), molto aperto ai problemi sociali della sua epoca, nel 312, da censore, introdusse uomini nuovi in Senato, persino figli di liberti. Fece costruire il primo acquedotto (Aqua Appia) e dette inizio ai lavori della via Appia (regina viarum), la prima grande strada militare che conduceva a Capua. Fu console nel 307 e nel 296; partecipò alle guerre sannitiche e, ormai vecchio e cieco, persuase il Senato a respingere la pace offerta da Pirro, re dell'Epiro, pronunciando (280) un famoso discorso cui Cicerone alludeva come al primo discorso ufficiale mai pubblicato a Roma. Scrisse un Carmen de moribus, raccolta di massime moraleggianti in versi saturni fra cui, delle tre rimaste, la celebre: "Ognuno è artefice del proprio destino" è la più famosa. Non si sa se nei suoi scritti subì il fascino della cultura greca. Si interessò anche di diritto, facendo raccogliere e pubblicare dal suo segretario, Gneo Flavio, il cosiddetto Ius Flavianum, la prima opera latina di procedura giudiziaria. La tradizione gli attribuisce anche una riforma ortografica, con l'introduzione della consonante r intervocalica, al posto della s, e l'abolizione della z.

Letteratura latina arcaica in www.sapere.it
JesC Channel (YouTube)  • Origine della lingua latina

Contenuti: Origine della lingua e influsso della cultura greca
Durata 8'04


TRECCANI  • Origine della letteratura latina

(Questo contenuto riassume tutti gli argomenti in elenco in questa prima sezione) Durata 5'12

Download (PPTX)  • Primi documenti scritti

Contenuti: •Le più antiche iscrizioni latine  • Annales Maximi  • Le Leggi delle XII Tavole  • Appio Claudio Cieco

"Teatro" delle origini

I villaggi laziali del tempo più antico conoscono una forma preistorica di teatro legata ai ludi – ovvero “feste” – celebrati dai contadini per le principali ricorrenze del lavoro agricolo. Tra gare e sacrifici rituali offerti agli dèi si svolgono i fescennini: scambi di battute e insulti scurrili, che personaggi grossolanamente mascherati improvvisano in versi sottolineati da una mimica rozza. L’oscenità dei fescennini sembra funzionale all’intento di scacciare il “malocchio” (gli antichi ne percepiscono il nome in relazione al termine fascinum, con questo significato) e di propiziare la fecondità della terra. Simile valore "apotropaico" hanno i volgari carmina rivolti dai soldati al comandante in trionfo, o i versi indirizzati agli sposi durante le cerimonie nuziali. Ai fescennini romani riporta del resto l’ilarità delle feste contadine tradizionali dell’Europa moderna, spesso scandite da gare di poesia e di abilità; ma l’esperienza teatrale di oggi, nella sua sostanziale laicità, rimane ben distante dalle preistoriche performance legate ai ludi: atti propriamente religiosi, in cui la stessa comicità è aspetto integrante del rito. [...] [Imitando gli etruschi], i Romani dei rozzi scambi fescennini imparano ad accordare ai loro versi movenze più armoniche e a modulare voce e movimenti sulla musica. Nasce così la satura, nuova performance mimico-melodica che propone al pubblico un susseguirsi di brevi pezzi di tipo diverso, una sorta di spettacolo-varietà così detto dal termine satur nel suo significato di "pieno, farcito, vario". La sua affermazione segna il passaggio a tecniche sceniche più complesse, mentre compaiono scuole di attori (histriones) ed autori teatrali professionisti; e favorisce ben presto il contatto con i metri greci, dando inizio alla lunga sperimentazione che porta Roma ad una ricezione matura del "teatro alla greca"”, introdotto nei ludi circa un secolo dopo. Ma mentre il nuovo tipo di rappresentazione trasforma a poco a poco il giocoso divertimento (ludus) di un tempo in arte e si inizia a mettere in scena drammi a soggetto – continua Livio – i giovani Romani lasciano agli istrioni i generi maggiori per tornare alla tradizione: essi riprendono ad improvvisare nell’antico stile fescennino, e per questa via si cimentano con un genere di spettacolo appreso dalla città osca di Atella. Si tratta della fabula Atellana, breve e semplice farsa nota per l’uso di maschere fisse (Maccus, il matto, Bucco, il mascellone, Pappus, il nonnetto, e Dossenus, forse il gobbo), detta poi anche exodium Atellanicum per l’abitudine di farla seguire come spettacolo "di uscita" a conclusione di una tragedia o di una commedia alla greca.

TRECCANI  • Origine della letteratura latina

(Questo contenuto riassume tutti gli argomenti in elenco in questa prima sezione) Durata 5'12

NASCITA DELLA LETTERATURA LATINA

La politica espansionistica portò Roma a contatto diretto con la civiltà e la cultura della Magna Grecia. In realtà, contatti tra la cultura italica e quella greca, diretti o mediati dagli Etruschi, c'erano già stati in precedenza, risalenti a un'epoca molto remota se è vero che gli scavi archeologici hanno rivelato nel Lazio la presenza di prodotti di ceramica sicuramente greci appartenenti al VII secolo a.C. La tradizione, inoltre, ci attesta dell'esistenza di culti religiosi di origine greca in territorio romano nel V secolo. Comunque si trattava di contatti sporadoco che non minacciavano l'integrità della tradizione italica. Effetti ben diversi ebbe il contatto di Roma con le popolazioni greche dell'Italia meridionale all'indomani della gierra tarantina. I Romani, di fronte ad una cultura tanto più evoluta della lor, per un verso sentirono tutto il peso del loro provincialismo, per l'altro si vestirono di orgoglio nazionalistico. [...] Forse proprio la consapevolezza dell'alto valore educativo del teatro, valore estraneo alle forme drammatiche preletterarie, indusse il patriziato romano a preferire Livio Andronico agli attori etruschi, il dramma a carattere greco alla farsa italica.

Letteratura drammatica

Ludi scenici

Fin dall'antichità si celebravano in onore di alcune divinità delle feste (ludi) nel corso delle quali si svolgevano spettacoli circensi, gare atletiche, combattimenti di gladiatori etc. Una parte dei giorni festivi veniva impiegata anche per le rappresentazioni drammatiche(ludi scaenici). [...] Di queste le più importanti erano i Ludi Romani, in onore di Giove, che venivano celebrati nel Circo Massimo nel mese di settembre (in quelli del 240 a.C. Livio Andronico presentò un suo dramma, avvenimento così memorabile da indurre gli scrittori posteriori a considerare la data della rappresentazione come l'inizio della letteratura latina) [...]. I grammatici distinsero nell'ambito del teatro letterario sei tipi di fabulae, quattro appartenenti al teatro comico e due a quello tragico.

  • fabula palliata: così è chiamata la commedia latina derivante dal rimaneggiamento di una o più commedie greche. Il nome deriva da pallium, il tipico mantello greco e sta ad indicare una rappresentazione in cui personaggi e vicende sono ambientati in una località della Grecia. [...]
  • fabula togata: [... prende il nome] dalla toga, il tipico abbigliamento romano ed indica una commedia in cui vicenda, personaggi ed ambiente rappresentati sono di origine italica. [...]
  • fabula tabernaria: [...] prende il nome da taberna, con cui si indicavano le bettole, le osterie, oppure le baracche, le abitazioni dei poveri. Il nome fa comunque riferimento ad ambienti e personaggi di modeste condizioni sociali.
  • fabula trabearia: si distingue dalla altre per il suo contenuto borghese. il nome deriva da trabea, la veste tipica dei cavalieri, [...] è attestata solo a partire dal periodo augusteo [...].
  • fabula cothurnata: prende il nome dai calzari che usavano gli attori tragici. È anche chiamata crepidata dalla crepidae, tipici sandali greci. Le cotrunate erano dunque tragedie in cui i personaggi, vicende ed ambienti erano tratti dalla storia e dal mito greci.
  • fabula praetexta: così chiamata dalla toga pretesta che indossavano i magistrati romani. Con essa si voleva indicare la tragedia ispirata alla storia di Roma.[...]

Livio Andronico

[...] L’importanza della traduzione di Andronico si misurava non tanto sul piano dell’impatto culturale (l’Odusia rendeva disponibile al pubblico romano un testo cardine della cultura greca, ma in realtà gran parte dei Romani colti, bilingue, leggeva già Omero in originale), quanto piuttosto per la sua portata storico-letteraria. Tradurre per Livio è un’operazione artistica, la costruzione di un testo capace di competere con l’originale, leggibile come opera autonoma, e al tempo stesso in grado di conservare, insieme al contenuto (la trama delle peregrinazioni di Odisseo), la qualità artistica del testo omerico (registri stilistici, impasto lessicale, impianto retorico).
La letteratura latina nasce con una traduzione e, come Atena, la vergine guerriera balzata fuori dalla testa di Zeus splendidamente armata, nasce già adulta. Perché ogni traduzione artistica presuppone un elevato grado di consapevolezza letteraria nel traduttore e nel suo pubblico; è frutto di una matura sensibilità per il sistema dei generi letterari e per le differenze culturali; significa avere individuato, meditato e risolto problemi di transcodificazione dal mezzo linguistico di partenza a quello d’arrivo. I trentasei frammenti dell’Odusia giunti fino a noi bastano ad assicurarci che la traduzione di Livio Andronico aveva già raggiunto questi obiettivi. [...]

Michela Mariotti, «La traduzione e le origini della letteratura latina: una palestra di poesia» in http://aula.lettere.scuola.zanichelli.it
TRECCANI  • Origine della Letteratura latina

(Questo contenuto è stato già allegato nella sezione precedente) Durata 5'12

TRECCANI  • Livio Andronico

Durata 3'05

Chiara Bellucci  • Dispense e appunti di Letteratura latina 1

(Questo primo gruppo di slide, con voce audio guida, coprono il periodo che va dalle origini all'età imperiale. Durata 27'

Gneo Nevio

L’opera di Gneo Nevio imprime un segno ancor più deciso al processo di romanizzazione della cultura greca avviato da Livio Andronico. Nato in Campania, l’autore milita nella prima guerra punica con l’esercito romano. Nel dibattito politico che vede contrapposta la linea conservatrice di Fabio Massimo a quella di Metelli e Scipioni, fortemente espansionistica e favorevole ad una più diretta apertura di Roma all’influenza greca, Nevio si schiera dalla parte dei primi: posizione, questa, che gli costa l’arresto dopo l’elezione di Quinto Cecilio Metello a console, quindi la morte a Utica da esule.
Sul fronte poetico, la sua produzione si distingue per la forte connotazione in senso romano-italico: di più, egli si svincola dalla traduzione per introdurre per la prima volta opere originali in latino. Nel suo repertorio teatrale figurano cothurnatae che ampliano il tradizionale temario del ciclo troiano con la tragedia Lycurgus, in riferimento al culto delle sacerdotesse di Bacco-Dioniso. Ma Nevio dà il meglio di sé in palliatae dal marcato segno romano e particolarmente felici nella trattazione della tematica amorosa, nelle quali il tipo del “servo furbo” in costume greco acquista la libertà espressiva che segnerà per eccellenza il servus plautino. Novità neviana sono anche le praetextae, tragedie d’abito e argomento romano: fra queste compaiono Romulus e Clastidium, dedicate rispettivamente al mitico fondatore di Roma e alla vittoria romana sui Galli a Casteggio (222 a.C.) [...].

TRECCANI  • Gneo Nevio

Durata 3'45

Plauto

Fu un commediografo latino (Sarsina 250 a. C. circa - forse Roma 184 a. C.). Una tradizione vuole che il cognomen originario fosse Plotus, poi urbanizzato in Plautus; il prenome e il nome sono incerti: probabilmente si chiamò Titus Maccius (la tradizione antica parla di M. Accius; secondo alcuni, soprannome era Maccus, derivatogli dalla omonima maschera della farsa atellana). Della sua vita si sa poco, e in forma romanzesca: sembra che, dapprima servitore in una compagnia di comici, fosse poi, ridotto in estrema povertà, alla macina di un mugnaio. Qui cominciò a comporre commedie che incontrarono il favore del pubblico, che non lo abbandonò più. Ne compose moltissime, e, poco dopo la sua morte, cominciarono le falsificazioni, sì che sotto il suo nome ne circolarono almeno 130; la nascente filologia latina intraprese presto l'opera critica di attribuzione, che culminò con la sistemazione di Varrone, allievo di Elio Stilone anch'egli critico plautino. Varrone distinse le commedie in tre gruppi: 90 sicuramente spurie, 19 di dubbia autenticità, 21 sicuramente di Plauto. [...] L'originalità formale di P. nei riguardi del modello greco consiste soprattutto nell'abolizione totale del coro (già nella commedia attica nuova ridotto al minimo), tranne l'eccezione dell'intermezzo corale del Rudens; abolizione cui però P. fa corrispondere un uso assai esteso, in luogo dei tradizionali metri della recitazione (trimetri giambici e tetrametri trocaici), di metri di tutte le varietà, compresi metri originariamente lirici. [...]

TRECCANI SCUOLA*  • La commedia a Roma: Plauto

Contenuti: 1.La commedia a Roma   2.La vita di Tito Maccio Plauto   3.Plauto   VIDEO: 4.Temi e pensieri   5.Le commedie   6.Le fonti: vertere et contaminare   7.Muse e maschere di attori   8.I temi   9.I personaggi   10.Gli attori si preparano allo spettacolo   11.Il messaggio plautino risum movere   12.Linguaggio   13.Gli attori comici   14.Stile   15.I "Menaechmi" di Plauto   16.Plauto e Goldoni   17.I gemelli veneziani   18."La commedia della Pentola" di Plauto   19.Plauto e Moliere   20.L'avaro   21."Psuedolo" di Plauto   22."Il Mistero buffo" di Dario Fo   23.Plauto e Dario Fo   24. Il "Miles gloriosus" di Plauto   25."Capitan Fracassa"   26.Plauto e Thèophile Gautier   27."Capitan Fracassa" di Gautier  •ESERCIZI

necessaria la registrazione al sito www.treccaniscuola.it

ELLENISMO E CIRCOLO DEGLI SCIPIONI

«La letteratura romana in un certo senso nacque morta»: in questi termini il grande storico tedesco B.G. Niebhur (1776-1831) riassumeva il pregiudizio romantico che condannava la letteratura latina in quanto "derivata" da quella greca. Una cultura orientata alla ricerca delle origini di ogni nazione, affascinata da tutto ciò che appare primitivo, e incline a considerare la poesia come l’espressione spontanea dello spirito autentico di un popolo, non poteva che inchiodare la letteratura di Roma al suo “peccato originale”: il debito con il mondo greco. [...] A contatto con l’autorevole cultura ellenica i Romani ne riprendono l’esperienza letteraria, adattando i modelli greci a gusto e codice culturali indigeni. Alle arcaiche forme di poesia e di storiografia, al teatro italico preistorico, si affiancano ben presto epica e testi drammatici greci; e se Livio Andronico traduce Omero in latino, Ennio e Nevio muniscono Roma di poemi epici nazionali.

Ennio

Quinto Ennio nasce a Rudiae in Puglia, terra di incontro fra le lingue greca, osca e latina: “tre cuori” del poeta, per sua stessa definizione, che gli valgono forse la capacità letteraria di mediare fra culture diverse. Arriva a Roma con Marco Porcio Catone, allora questore, del quale guadagna la stima mentre milita con gli alleati romani nella seconda guerra punica; vi lavora come autore teatrale e maestro di grammatica, avviando una assidua frequentazione con le famiglie aristocratiche in linea con gli Scipioni. A Scipione Africano si lega strettamente, celebrando le sue gesta e quelle di altri potenti personaggi romani al modo dei poeti ellenistici di corte.
Designato pater della letteratura latina già dagli antichi e superato per fama solo da Virgilio, Ennio coltiva una varietà di generi letterari rivestendo un ruolo fondamentale nel processo di acquisizione della cultura greca: per primo importa l’epica in esametri, cui imprime uno stile nuovo che fa dei suoi Annales un modello indiscusso fino all’Eneide virgiliana. Le sue coturnate registrano una netta predilezione per temi legati al ciclo troiano: Achilles, Aiax, Alexander, Hecuba, Iphigenìa, Eumènides, Thyestes e altre dello stesso segno. Fra le preteste, Ambracia celebra l’assedio della città da parte di Marco Fulvio Nobiliore (189 a.C.), mentre Sabinae è dedicata al celebre ratto orchestrato da Romolo. Lo stile tragico enniano, improntato a solennità e patetismo, resta d’esempio fino a Seneca, con il suo gusto per l’orrido e i sentimenti esasperati, per l’indagine psicologica e la sentenza di tipo filosofico [...].

TRECCANI  • Quinto Ennio

Durata 2'29

Cecilio Stazio

Cecilio Stazio fu un poeta latino, gallo insubre di origine, forse di Milano (n. 230 a. C. circa - m. 166 a. C. circa). Prima schiavo e poi liberato da un Cecilio, visse, secondo notizie non ben chiare, in contubernio con Ennio. Scrisse palliate imitando Menandro, ma senza usare della contaminatio. Dapprima piacque poco, poi fu più apprezzato, anche per l'opera del capocomico Lucio Ambivio. Restano di lui meno di 300 versi e 42 titoli. Un frammento del Plocium ("La collana") di Cecilio Stazio è citato da Gellio col testo corrispondente di Menandro, per mostrare quanto sia lontano dal garbo e dalla grazia del modello. Ma in Cecilio è un senso di umanità più cordiale e calorosa, vivacità di immagini e varietà metrica e musicale dei ritmi.

TRECCANI  • Cecilio Stazio

Durata 3'07

Terenzio

Publio Terenzio Afro non è amato dai suoi contemporanei: troppo diverso il suo teatro pacato, centrato sul dialogo, da quello dinamico e scintillante di Plauto, troppo impegnative le sue trame e sottile il suo umorismo per un pubblico che chiede alla scena soprattutto una piacevole evasione. Eppure nelle appena sei commedie composte in una vita terminata prematuramente Terenzio inventa un mondo possibile fatto di solidarietà umana, di comprensione reciproca, di ricerca della soluzione migliore alle grandi questioni della vita comune, tra le quali rilievo centrale assume la relazione padri-figli e il problema della migliore forma di educazione.
[...] Le commedie di Terenzio sono tutte palliatae, cioè drammi di ambientazione greca; il modello preferito è l’ateniese Menandro, dal quale sono ricavate quattro trame su sei; le altre due risalgono ad Apollodoro di Caristo, un minore che a sua volta si ispirava alla lezione menandrea. A Roma la palliata significa essenzialmente Plauto, il geniale commediografo che domina le scene fra III e II secolo a.C. e i cui copioni continuano ancora per decenni a essere rappresentati con successo. È un modello ingombrante e inarrivabile, e Terenzio ha la saggezza di non sfidarlo, ma di cercare strade nuove; anche le difficoltà cui va incontro nel far accettare il proprio teatro al grande pubblico attestano il suo spiccato sperimentalismo.

TRECCANI SCUOLA*  • Terenzio e la commedia a Roma

Contenuti: 1.Mosaico raffigurante una maschera teatrale   2.Terenzio   3.Terenzio: cenni biografici   VIDEO: 4.Terenzio   5.Commedie   6.Modelli letterari   7.Lingua e stile: i prologhi   8.La caratterizzazione dei personaggi   9.Personaggi e pubblico   I temi delle commedie   11.Il problema dell'educazione   VIDEO: 13.Terenzio e le opere   13.La riflessione e il messaggio dell'autoreESERCIZI

necessaria la registrazione al sito www.treccaniscuola.it
   library.weschool.com  • Terenzio il "Menandro" latino

Approfondimento

TRECCANI  • FOCUS — Menandro

Il poeta che ha ispirato Terenzio (Durata 1'01)

TRECCANI  • FOCUS — Menandro e la commedia nuova

Una nuova commedia per un'Atene mutata (Durata 1'03)

Storiografia e annalistica

Per avere una storiografia scrita in lingua latina bisognerà attendere Catone e le sue Origines. La prima storiografia romana che possiamo definire precatoniana, presenta due aspetti particolari, la struttura annalistica e l'adozione della lingua greca. I primi tentativi storiografici furono effettuati da rappresentanti del patriziato romano, per lo più personaggi importanti della vita politica e militare, i quali, nasandosi sugli annales dei pontefici e sulla tradizione, raccolsero e sistemarono in modo molto schematico e secondo una ripartizione annalistica i fatti riguardanti la storia di Roma dalle origini fino alla seconda guerra punica. In questa storiografia costante era la preoccupazione degli aturoi di presentare il processo di formazione dello Stato romano quasi come imposto dalla forza della storia perché dovuto a guerre di carattere per o più difensivo, e di rassicurare i popoli sottomessi sulle finalità non egemoniche della politica estera dei Romani. Insomma [...] aveva soprattutto una finalità propagandistica. E ciò spiega l'adozione della lingua greca. [...] I rappresentanti più importanti della prima annalistica romana furono: Quinto Fabio Pittore, auotre di Romàion pràxeis in cui narrava la storia di Roma ab urbe condita usque ad bella Punica; Cincio Alimento che fu atuore di un'opera omologa quella di Pittore; Aulo Pstumio Albino, autore di un'opera in cui veniva raccontata la storia di Roma dalle origini fino al tempo dell'autore; Caio Acilio [...]; lo stesso Publio Cornelio Scipione, autore di un'opera storica in greco.

Catone

Marco Porcio, detto il Censore fu un uomo politico (234-149 a. C.) dell'antica Roma. Nacque a Tuscolo da una famiglia di agricoltori; combatté con onore nella seconda guerra punica; questore nel 204, si adoperò a trasportare in Africa l'esercito di Scipione; pretore nel 198 in Sardegna, riparò i danni arrecati dai suoi predecessori. Nel 195 fu eletto console come rappresentante di quei ceti conservatori che, appoggiandosi alla classe rurale, si opponevano alla nobiltà e ai forensi, innovatori e grecizzanti, il cui esponente era Scipione l'Africano. [...] Fu valente oratore e scrittore. Il suo De agricultura è il più antico libro di prosa latina a noi giunto: è un trattato di tecnica agricola, arido e slegato. Sono perdute, o conservate in frammenti, le altre sue opere: le orazioni grandemente ammirate da Cicerone; Ad Marcum filium, raccolta di precetti circa la medicina, l'arte militare, ecc.; Carmen de moribus, raccolta di sentenze morali; Origines, in cui erano trattate la storia di Roma sotto i re, le origini delle città italiche, le guerre puniche: vi era esaltata la stirpe italica, ed è singolare come per reazione alle ambizioni personali C. giungeva a tacervi perfino il nome dei generali. Anche gli scarsi frammenti a noi pervenuti permettono di apprezzare la rude ma potente efficacia e originalità della sua prosa.

TRECCANI SCUOLA*  • Humanitas romana

Contenuti:  1.Roma antica   2. L’educazione maschile e femminile 3. Marco Porcio Catone    4. L’unione tra cultura romana e greca   5. L’educazione e la figura dell’oratore  La nascita della scuola a Roma  •Tirocinio    7. La scuola di diritto    8. Seneca e l’ideale di saggezza    9. Epistole a Lucilio di Seneca   10. La concezione dell’educazione di Seneca   11. Marco Fabio Quintiliano, l'Institutio oratoria  Quintiliano, la vita   12. L’ideale educativo di Quintiliano  •Autorità   13. L’educazione come esperienza necessaria e piacevole   14. Mappa concettuale   15.ESERCIZI

Pacuvio

Marco Pacùvio fu un poeta latino (Brindisi 220 a. C. - Taranto 130 circa a. C.), uno dei principali tragediografi. Nella produzione di P. già nel colorito drammatico dell'azione e nella stimolante sentenziosità che la punteggia è in nuce l'ulteriore sviluppo della tragedia latina fino a Seneca: cominciano in lui le macabre apparizioni dei trapassati; si inizia anche il processo di maggiore disciplina del metro principale dei dialoghi, il senario giambico. La sua pateticità, coniugata a una sensibilità quasi barocca nell'espressione dei sentimenti e degli sfondi che ne inquadrano l'effusione, fu l'ultimo mezzo di presa del teatro latino sull'animo della folla.

TRECCANI  • Pacuvio e Accio

Durata 5'06

TRECCANI  • Pacuvio e Accio: Temi e Pensieri

Durata 6'32

Accio

Lucio Accio fu un poeta latino (n. Pesaro 170 - m. intorno all'84 a. C.); di origine servile, ebbe nella sua lunga vita rinomanza e fortuna. Fu poeta, immaginoso e fecondo, soprattutto di tragedie (restano 45 titoli con 700 versi in brevi frammenti), in alcune delle quali imitò Sofocle ed Euripide, d'argomento romano (praetextae) erano invece: il Brutus, che si riferiva alla cacciata da Roma di Tarquinio il Superbo; il Decius seu Aeneadae, che trattava del sacrifizio di Publio Decio Mure (non si sa bene quale dei tre di tal nome). Col suo stile alto e sonoro, A. introduce nel teatro tragico latino un carattere di teatralità turgida e ridondante. Scrisse anche: Annales in esametri, sulle feste dell'anno; una operetta in metro sotadeo, forse parte dei Didascalica, specie di satura Menippea in almeno 9 libri; Pragmatica in settenarî trocaici (almeno 2 libri), sul teatro e la poesia drammatica, coltivò anche la poesia georgica (Praxidica o Parerga, in senarî).

TRECCANI  • Pacuvio e Accio

(Questo contenuto è stato già allegato sotto PACUVIO) Durata 5'06

TRECCANI  • Pacuvio e Accio: Temi e Pensieri

(Questo contenuto è stato già allegato sotto PACUVIO) Durata 6'32

DAI GRACCHI A SILLA

Un'età di eventi sconvolgenti, quella che va dal tribunato di Tiberio Gracco alla morte di Silla, che non poteva non determinare mutamenti profondi nell'ambito della cultura e della letteratura. Gli intellettuali, terrorizzati o delusi o angosciati dagli eventi, finiriono per sentirsi sospinti sempre più verso il disimpegno sociale e politico e per chiudersi nella propria dimora spirituale, afflitti dal presente o immersi nel rimpianto delle virtutes e dei mores degli antenati. Cominciò così la ricerca di nuove vie, di nuovi modi di realizzazione del proprio impegno culturale e letterario da parte degli intellettuali [...] sopsinti dalla forza degli eventi a forme varie di individualismo e di soggettivismo. [...] in modo particolare con Lucilio cominicavano a registrarsi i primi esperimenti di una attività che trovava nelal dimensione intima dell'autore la vera fonte di ispirazione.

Lucilio e la satira

Caio Lucilio fu un poeta satirico latino del II secolo a.C. Appartenente al "circolo degli Scipioni", partecipò attivamente alla vita culturale dell'età degli Scipioni e dei Gracchi. Scrisse trenta libri di satire, di cui ci restano frammenti per 1.300 versi, portando alla maturazione e alla definitiva sistemazione formale questo genere di componimento poetico. [...]
Lucilio scrisse trenta libri di satire, delle quali abbiamo solo frammenti per circa 1.300 versi. Questo genere di componimento poetico, già coltivato in Roma da Ennio e Pacuvio, fu portato da Lucilio a maturazione e alla sua definitiva sistemazione formale: quella di una composizione in esametri, dal linguaggio semplice e discorsivo, dal tono ora aggressivo, ora meditativo e sermoneggiante, che ha per oggetto uno spunto della vita reale (come, per es., un personaggio famoso per esemplare virtù o vizio o ridicolaggine), dal quale sia possibile trarre argomento per considerazioni sui vizi umani, mirando insieme a un fine generale didascalico e a uno particolare, polemico, a volte esplicitamente personale. Sulla formazione della satira luciliana, che fu una delle creazioni più vive e tipiche della letteratura latina, influì la commedia attica antica e ancor più la diatriba stoico-cinica della Grecia ellenistica: Cratete di Tebe aveva moraleggiato parodiando Omero in esametri. Alla progressiva definizione del contenuto satirico (lungo è certamente il periodo di tempo nel quale si svolse la produzione luciliana) si accompagnò la conquista della forma definitiva, la composizione in esametri.[...]

TRECCANI  • Lucilio

Durata 3'58

TRECCANI  • Lucilio: Temi e Pensieri

Durata 6'44

Preneòteroi

Nessun movimento artistico è circoscrivibile in ambiti temporali ben definiti. Esso per un verso risulta anticipato da fermenti ad esso riconducibili, e per l'altro continua ben oltre il tempo della sua piena affermazione. Ora, considerato che con neoteroi si intende un gruppo di poeti operanti nella prima metà del I secolo a.C., riuniti in una sorta di cenacolo culturale intorno alla figura di Valerio Catone, che ne era il caposcuola, i poeti che in qualche modo ne anticiparono lo spirito, la sensibilità e la poetica, vengono indicati con il nome di preneoteroi. Questi intellettuali e poeti, vissuti tra la fine del II secolo e l'inizio del I, in parte mantengono ancora saldo il lagame con la tradizione letteraria, ma subiscono anche il fascino della poesia alessandrina che, proprio in quel tempo, per effetto della venuta a Roma anche di letterati ed artisti greci, cominciava ad essere conosciuta e apprezzata nel mondo latino. I poeti e gli scrittori di questo periodo sul piano esistenziale non rinunciano all'impegno civile ma riservano anche ampio spazio all'otium letterario, e sul piano culturale non disdeganno, nella maggioranza dei casi, di cimentarsi nella poesia epica e in opere di ampio respiro, ma coltivano anche la poesia nugatoria e quella dotta ed erudita. Fra i poeti più importanti di questo periodo segnaliamo [...] Lutazio Catulo che si disinse, fra l'altro, per la sua attività di mecenate a favore di intellettuali e poeti sia romani che greci [...] Levio, autore di una raccolta in sei libri di poesie leggere a carattere erotico e a sfondo mitologico, Erotopaegnia.

Lutazio Catulo

Lutazio Catulo fu un letterato di raffinata cultura e dotato di un elegante stile oratorio, lodato da Cicerone nel De oratore. In stretto rapporto con il circolo degli Scipioni, la sua figura fu tra quelle che favorirono il sorgere della nuova corrente poetica dei Neoterici. Egli stesso è annoverato tra i cosiddetti "preneoterici", di cui è l'esponente più noto. Catulo compose opere storiche, di carattere memorialistico, come il De consulatu et de rebus gestis suis, orazioni, tra cui è famosa quella funebre in onore della madre Pompilia, ed epigrammi. Nei due pervenutici, uno erotico e l'altro dedicato all'attore Roscio, Catulo risente dell'influsso degli epigrammi dei poeti ellenistici, primo fra tutti Callimaco, del quale riprende la brevità contenutistica e la scelta accurata dei vocaboli, tipico esempio di labor limae, pur rielaborando con originalità il modello greco. Entrambi i componimenti sono di carattere omosessuale, essendo il primo dedicato all'amore per un giovane di nome Teotimo (forse un nome ellenizzante sotto cui si cela un personaggio reale, come era usanza diffusa nei componimenti latini di argomento amoroso dell'epoca), mentre il secondo esalta la bellezza di Roscio.

Storiografia: Antipatro

Lucio Cèlio Antìpatro fu uno storico latino (seconda metà 2º sec. a. C.), amico di Gaio Gracco; per primo ruppe la tradizione annalistica scrivendo un'ampia monografia storica sulla seconda guerra punica, di cui si hanno scarsi frammenti, con larghezza di fonti ma, secondo Cicerone, con poca finezza stilistica. Fu usato come fonte da Livio.

Storiografia: Sisenna

Lucio Cornelio Sisenna fu uno storico romano (n. 118 a. C. circa - m. Creta 67 a. C.). Nel 78 fu praetor urbanus, poi propretore in Sicilia; prese parte alla guerra contro i pirati come legato di Pompeo, ma cadde malato e morì a Creta. Della sua opera (Historiae), che in 23 libri narrava la guerra sociale e la guerra civile di Silla, abbiamo molti ma brevi frammenti. Sallustio, lodando l'arte di S., ne biasimava la parzialità, ciò che sembra confermato da Cicerone, che pur considerava S. un grande storico per l'acutezza dell'indagine. Tradusse liberamente in lat. le Favole Milesie di Aristide di Mileto. Diverso da questo S. è un omonimo grammatico, più tardo, commentatore di Plauto.

Rhetorica ad Herennium

Trattato latino di retorica, che fino al XVI sec. fu attribuito a Cicerone, mentre fu scritto, non si sa da chi, fra l’86 e l’82 a.C. È rielaborazione di una fonte greca, ignota. Il trattato ha i pregi della brevità e chiarezza e ha avuto larghissima fortuna nel Medioevo. Nulla sappiamo dell’Erennio a cui il libro è dedicato.

L'ETÀ DI CESARE

[...] A cavallo tra il II e il I secolo a.C., in concomitanza con la maturazione di alcuni processi di natura politica e sociale, si verifica sul piano culturale una vera e propria rivoluzione.[...] Gli intellettuali dell'età cesariana non hanno un atteggiamento univoco nei confronti dell'attività pibblica. Vi sono poeti, come Catullo e i neoterici, il cui atteggiamento [...] è improntanto più a indifferenza che a ribellione, e la cui esistenza è vissuta in una dimensione quasi esclusivamente privata. [...] Non diverso è l'atteggiamento di Lucrezio, il quale per un verso risolve a favore dell'otium il tradizionale dilemma tra impegno e disimpegno politico, per l'altro concepisce l'attività letteraria non come veicolo di valori, bensì come coadiuvante nel processo conoscitivo. [...] Diversa è la posizione di altri intellettuali di questo periodo come Sallustio e Cicerone, i quali, pur rivendicandno piena dignità alla loro attività letteraria, la vedono pur sempre come ripiego rispetto all'attività politica finalizzata d una funzione civile. [...]

Neòteroi

Per indicare il gruppo dei poetae novi a volte si usa il termine «scuola» a volte quello di «circolo». Ovviamente non si trattava di una vera e propria scuola, in quanto era assente una codificazione di princìpi poetici cui tutti uniformassero il loro lavoro creativo. E neppure si trattava di vero e proprio circolo con una struttura organizzativa che potesse far pensare a quela dei moderni ritrovi culturali. Era un sodalizio, una spontanea frequentazione di giovani animati dallo stesso amore per la poesia, che essi desideravano rinnovare nelle sue forme e nei suoi concetti.

Download  • Poeti Novi

Caratteri generali

Catullo

Gaio Valerio Catullo fu un poeta lirico latino (n. Verona 84 a. C. circa - m. non prima del 54). Di agiata famiglia, andò a Roma appena indossata la toga virile e fu accolto nell'alta società e nei circoli letterarî più noti. Fu ben fornito di ricchezze con una casa a Verona e a Roma, una villa a Sirmione sul Garda, un'altra fra Tivoli e la Sabina. A Roma avvenne l'incontro e sorse l'amore per la donna che doveva essere la gioia e la tragedia della sua vita di poeta e d'uomo, ch'egli cantò sotto lo pseudonimo di Lesbia (con tutta probabilità Clodia, una delle sorelle di Publio Clodio Pulcro, moglie di Quinto Metello Celere). Non si sa quando cominciò l'amore tra C. e Lesbia; certo era cessato nel 55 a. C., ma già prima del 57 la morte del fratello aveva allontanato il poeta dalla sua donna; era stato un continuo succedersi di rotture e di riconciliazioni. [...] I carmi di Catullo si possono dividere in tre sezioni:

  • 1. le cosiddette nugae, piccoli carmi in metri varî con prevalenza di endecasillabi (1-60);
  • 2. i cosiddetti carmina docta (61-68), di maggiore impegno, epitalamî, poemetti, elegie, in composizione strofica di gliconei e ferecratei (61), esametri (62 e 64), galliambi (63), distici elegiaci (65-68);
  • 3. epigrammi in distici elegiaci (69-116) che per l'argomento non si distinguono dalle nugae.

Treccani Scuola*  • Catullo: vita e opere

Durata 3'55


Treccani Scuola*  • Il Liber di Catullo

Durata 3'06


Treccani Scuola*  • Catullo: temi e pensieri

Durata 6'49

TRECCANI SCUOLA*  • Catullo e la poesia neoterica

Contenuti: 1.Catullo e la poesia neoterica    2.Contesto storico culturale    3.I neoteròi e l'influenza ellenistica    4.Poetae novi    5.La vita di Catullo    6.Gaio Valerio Catullo    7.Liber catulliano    8.Vita è poesia: il diario dell'amore per Lesbia    9.Una poesia anticonformista    10.La sintomatologia dell'innamorato    11.Il passero di Lesbia    12.Il carme V    13.Il carme LXXXVII    14. La fine di un amore: Catullo modello dei posteri    15.Catullo e Leopardi    16.Esercizi

DOWNLOAD  • Catullo

Caratteri generi della sua poetica


MAPPA  • Contesto storico
HUB SCUOLA*  • Catullo e la poesia neoterica

Durata: 4'14


HUB SCUOLA*  • Il LIBER di Catullo

Durata: 2'23


HUB SCUOLA*  • Parola all'autore
Maurizio Bettini: Catullo, l'amicizia e l'amore

Durata: 3'34

library.weschool.com  • Catullo: poesia e precarietà della vita

Attraverso la poesia di Catullo, l’eros entra nella letteratura latina come protagonista centrale dei suoi carmi; il poeta canta e indaga i diversi aspetti del sentimento amoroso, sia in modo convenzionale che innovativo, attraverso un raffinato gioco letterario influenzato dall’ars poetica di origine ellenistica.


DOWNLOAD  • Elementi di prosodia


In questa sezione sono raccolte quelle poesie che ci permettono di ripercorrere la storia d'amore tra Catullo e Lesbia

DOWNLOAD  • Catullo, CARME 51

(Studenti) - Analisi e commento sulla poesia L'altro simile a un dio


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 2

Analisi e commento sulla poesia Il passero


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 3

Analisi e commento sulla poesia Morte del passero


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 5

Analisi e commento sulla poesia Viviamo, mia Lesbia


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 109

Analisi e commento sulla poesia Promesse d'amore


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 70

Analisi e commento sulla poesia Parole scritte nel vento


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 72

Analisi e commento sulla poesia Amare e voler bene


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 85

Analisi e commento sulla poesia Odio e amo


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 8

Analisi e commento sulla poesia Esortazione alla ragione


DOWNLOAD  • Catullo, CARME 11

Analisi e commento sulla poesia Come un fiore reciso

DOWNLOAD  • Catullo, CARME 101

Analisi e commento sulla poesia Sulla tomba del fratello

Download  • Catullo e Foscolo a confronto

Foscolo, In morte del fratello Giovanni

Lucrezio

Tito Lucrèzio Caro fu un poeta latino del I sec. a. C. La tradizione antica non è concorde sulle date di nascita e di morte, che si possono collocare rispettivamente nel primo decennio del sec. I a. C. e intorno al 55 (secondo una notizia, sarebbe morto il giorno stesso in cui Virgilio prese la toga virile, il 15 ott. del 53). Non è noto il luogo di nascita: elementi di onomastica locale e generici riferimenti contenuti nell'opera hanno fatto pensare a Pompei, ma senza prove sicure. Della sua vita, unico e tutt'altro che certo episodio rilevante a noi noto è la sua follia, dovuta a un filtro amoroso, di cui ci informa s. Girolamo.[...]
Lucrezio è autore del De rerum natura, a noi giunto nella forma che, a quanto pare, gli dette Cicerone quando alla morte del poeta ebbe tra le mani il manoscritto (compiuto ma non limato) e lo rivide rapidamente per la pubblicazione. Il poema si divide in 6 libri, a ognuno dei quali è premesso un proemio. [...] Il De rerum natura è l'esposizione del mondo secondo i principî della filosofia di Epicuro, della quale Lucrezio si mostra eccellente conoscitore e assertore tanto convinto da non introdurre praticamente nulla di proprio. Per quel che riguarda la forma dell'opera, l'idea di un grande poema didascalico è tipicamente presocratica e, in particolare, sembra effettivamente che nella forza espressiva del linguaggio e nell'elevatezza delle immagini Lucrezio abbia preso a modello il poema Sulla natura di Empedocle. Ma al di là di ogni imitazione e modello, è chiaro che il soggetto della vasta opera, che non ha confronti nel suo genere nella letteratura latina [...].

TRECCANI Scuola*  • Lucrezio: vita e opere

Durata 5'24

TRECCANI SCUOLA*  • Lucrezio: temi e pensieri

Durata 6'13

TRECCANI SCUOLA*  • Lucrezio e la poesia filosofica a Roma

Contenuti: 1.    2.La filosofia a Roma    3.Lucrezio    4.Cenni biografici (VIDEO)    5.De rerum natura    6. Frontespizio    7.I precedenti letterari    8.VIDEO: Temi e pensieri    9.Elogio di Epicuro    10.Inno a Venere    11.    12.I temi del poema    13.Introduzione e conclusione dei libri    14.Il fine dell'opera    15.L'insegnamento della natura    16.Gli errori dell'uomo    17.I dubbi del poeta    18. Lingua e stile    19.Esercizi

library.weschool.com  • Lucrezio: una scuola filosofica in forma di poesia

Con il De rerum natura Lucrezio introduce nella letteratura latina il primo esempio di poesia didascalica, volta a trasmettere la sua originale visione del mondo, in netto contrasto con il pensiero tradizionale, attraverso il piacere della lettura; il messaggio di Lucrezio è fondato sulla dottrina epicurea secondo cui l’obiettivo dell’uomo deve essere la ricerca della felicità attraverso la liberazione dalla paura della morte e la conoscenza della natura.

CICERONE

Vita

Marco Tullio Cicerone fu uno scrittore e oratore latino (Arpino 106-Formia 43 a.C.). Nato da agiata famiglia equestre, ebbe a Roma maestri di diritto i due Scevola, l’augure e il pontefice, di filosofia l’accademico Filone di Larissa e lo stoico Diodoto, di eloquenza specialmente Apollonio Molone di Rodi. [...] ottenne la questura per la Sicilia occidentale (75). Là si guadagnò la gratitudine dei siciliani, che poi lo vollero loro patrono nella causa da essi intentata contro Verre. C. sventò i tentativi di salvataggio operati dagli oligarchi in favore di Verre, e appena presentò i risultati della sua inchiesta (Actio I in Verrem), Verre partì volontariamente in esilio...

Trecccani Scuola*  • CONTESTO STORICO - La fine della repubblica

Contenuti: La crisi della repubblica    2.Roma dopo la dittatura sillana    3.I nuovi potenti: Pompeo   Pompeo    4.I nuovi potenti: Crasso   Spartaco    5.Lo schiavo romano    6.Spartaco    7.Da ieri a oggi la figura di Spartaco • Spartaco, schiavi e padroni a Roma    8.L'ascesa di Pompeo e la figura di Mitridate    9.Cicerone e le Catilinarie    10.I nuovi potenti: Cesare   Gaio Giulio Cesare    11.Cesare e l'accordo di Lucca • De bello gallico    12.Da ieri a oggi: Asterix    13.Il dado è tratto    14.La dittatura    15.Idi di Marzo    16.Ieri e oggi • Cesare deve morire  (trailer)    17.Dopo Cesare    18.Antonio in Oriente    19.Fine di Antonio e della repubblica    20.Cleopatra    21. Vecchie e nuove schiavitù.    22.Schiavitù oggi    23.Mappa concettuale    •ESERCIZI

TRECCANI SCUOLA*

Contenuto:   1. Blake, ritratto di Cicerone  2.Marco Tullio Cicerone (Enciclopedia)   3.Cenni biografici   4.Catilina, Verre e Clodio   5. La vita  6. Produzione filosofica  •Quinto Ortensio Ortalo   7.Le prime opere filosofiche   8. Cicerone: le opere filosofiche   9.Academici Libri (o Academica)  •Platonismo  •Accademia   10.Epicureismo  •Marco Porcio Catone (detto l'Uticense)   11.De finibus bonorum et malorum  •Stoicismo (enciclopedia dei ragazzi)  •Epicureismo (enciclopedia dei ragazzi)   12. Tusculanae disputationes   13. Opere:  •De divinatione  •De fato  •De natura deorum    14.Cato Maior de senectute  •Gaio Lelio   15. Catone e Scipione    16. Laelius de amicitia  •Tito Pomponio Attico   17. Buys, Scipione davanti alle rovine di Cartagine   18. De officiis   19. Cicerone e Panezio    20. ESERCIZI

YOUTUBE  • la situazione politica a Roma e la Congiura di Catilina

Disegni di S.Toppi: testo di M.Milani - La vicenda che segnò la fine della Repubblica a Roma - Video e Musiche di Arturo Franzese. (Durata 16'37)

HUB  • Cicerone: vita e orazioni

Durata 4'37

Opere filosofiche

Le opere filosofiche di Cicerone costituiscono un'importante fonte su teorie filosofiche ellenistiche poco documentate direttamente. In particolare gli Academica sono una testimonianza essenziale sullo scetticismo della media Accademia. In molti casi Cicerone traduce per la prima volta in latino termini filosofici greci. Ad esempio i termini «probabile» e «probabilità», usati con leggere varianti in tutte le lingue occidentali per indicare concetti filosofici e scientifici, traggono il loro significato attuale dalla scelta di Cicerone di tradurre con il latino probabilis il termine πιθανὸς (pithanòs), nel senso in cui esso è usato da Carneade...

TRECCANI SCUOLA*

Contenuto:   1. Blake, ritratto di Cicerone  2.Marco Tullio Cicerone (Enciclopedia)   3.Cenni biografici   4.Catilina, Verre e Clodio   5. La vita  6. Produzione filosofica  •Quinto Ortensio Ortalo   7.Le prime opere filosofiche   8. Cicerone: le opere filosofiche   9.Academici Libri (o Academica)  •Platonismo  •Accademia   10.Epicureismo  •Marco Porcio Catone (detto l'Uticense)   11.De finibus bonorum et malorum  •Stoicismo (enciclopedia dei ragazzi)  •Epicureismo (enciclopedia dei ragazzi)   12. Tusculanae disputationes   13. Opere:  •De divinatione  •De fato  •De natura deorum    14.Cato Maior de senectute  •Gaio Lelio   15. Catone e Scipione    16. Laelius de amicitia  •Tito Pomponio Attico   17. Buys, Scipione davanti alle rovine di Cartagine   18. De officiis   19. Cicerone e Panezio    20. ESERCIZI

YouTube • Carla Barbarisi  • Cicerone: Oper filosofiche ed Epistolario

Durata: 29'53''

Orazioni

Cicerone è certamente il più celebre oratore dell'antica Roma.[99][100] Nel Brutus egli ritiene completato con se stesso (non senza un certo fine autocelebrativo) lo sviluppo dell'arte oratoria latina, e già da Quintiliano la fama di Cicerone quale modello classico dell'oratore è ormai incontrastata. Cicerone ha pubblicato da sé la maggior parte dei suoi discorsi; cinquantotto orazioni (alcune parzialmente lacunose) le abbiamo ricevute nella versione originale, circa 100 sono conosciute per il titolo o per alcuni frammenti. I testi si possono dividere grosso modo tra orazioni pronunciate di fronte al Senato o al popolo e tra le arringhe pronunciate in qualità di - utilizzando termini moderni - avvocato difensore o pubblica accusa, nonostante anche questi ultimi abbiano spesso un forte substrato politico, come nel celeberrimo caso contro Gaio Verre, unica volta in cui Cicerone compare come accusatore in un processo penale. Il suo successo è dovuto alla sua abilità argomentatoria e stilistica, che si sa adattare perfettamente all'oggetto dell'orazione e al pubblico,[101] soprattutto alla sua tattica astuta, che si adatta di volta in volta al particolare uditorio, appoggiando appropriatamente diverse scuole filosofiche o politiche, al fine di convincere il pubblico contrario e raggiungere il proprio scopo...

YouTube (di Carla Barbarisi)  • Cicerone: opere retoriche e politiche

Durata 26'51

HUB  • Cicerone: vita e orazioni

Durata 4'37

Scritti di retorica

[...] Così come per Cicerone è difficile distinguere tra vita ed opere, così in particolare differenziare tra scritti filosofici e retorici è sì pratico e chiaro, ma tuttavia non rappresenta pienamente la concezione e l'opinione di Cicerone. Già nella sua prima opera conservata (De inventione I 1-5) chiarisce che la sapienza, l'eloquenza e l'arte del governare hanno sviluppato un legame naturale, che indubbiamente ha contribuito allo sviluppo della cultura degli uomini e che dev'essere ristabilito. Egli ha in mente quest'unità come modello ideale sia negli scritti teoretici sia anche nella sua propria vita activa al servizio della Repubblica - o almeno è così che egli ha voluto idealizzare e vedere la propria realtà.
Perciò non è affatto sorprendente se Cicerone ha sviluppato i suoi scritti filosofici con i mezzi della retorica e strutturato le sue teorie della retorica su principi filosofici. La separazione tra sapienza ed eloquenza Cicerone l'addossa alla «rottura tra linguaggio e intelletto» compiuta dalla filosofia socratica (De oratore III 61) e tenta attraverso i suoi scritti di "risanare" questa frattura; e quindi per una migliore attuazione la filosofia e la retorica secondo lui devono essere dipendenti l'una dall'altra (v. p.e. De oratore III 54-143); Cicerone stesso dichiara che «io sono diventato un oratore [...] non nelle scuole dei retori ma nei saloni dell'Accademia»: con ciò allude alla sua formazione sulle dottrine della Nuova Accademia di Carneade e Filone di Larissa, suo maestro....

library.weschool.com  • Cicerone tra retorica e politica

Il nome di Cicerone evoca anzitutto una straordinaria capacità oratoria, un modello di lingua e stile rimasto punto di riferimento ineludibile nei secoli in cui l’Europa colta ha continuato a parlare latino. Ma Cicerone è anche molto altro: un infaticabile divulgatore della filosofia greca a Roma, un politico attivamente coinvolto nelle tormentate vicende del suo tempo, ma anche uno straordinario teorico della politica, un pensatore costantemente proteso alla ricerca di una via d’uscita dall’imbuto nel quale la repubblica aristocratica stava precipitando. Rilievo non minore ha infine il suo epistolario, il più ricco dell’Antichità, che consegna ai posteri un monumento di umanità e svela le pieghe più intime dell’uomo Cicerone [...].

ERUDIZIONE E BIOGRAFIA

L'ultimo secolo della repubblica registrò una grande fioritura di opere a carattere erudito. Tutto il passato, dalle tradizioni religiose alle manifestazione folcloristiche, dal diritto antico alle strutture linguistiche arcaiche, dai fatti mitici ai primi avvenimenti della storia di Roma, divenne oggetto di un interesse maniacale da parte di molti studiosi, non solo quelli che ne fecero campo pressoché esclusivo di indagine, ma anche di quelli, come Cicerone, che apparentemente rivolesero l'attenzione solo ai fatti del presente. Alla base di tanto interesse c'è soprattutto l'esigenza di recuperare [...] le radici della propria tradizione [...]. Non manca inltre una motivazione etica: [...] il recupero del passato e dei sani costumi del mos maiorum assume il significato di una riabilitazione morale. [...] c'è poi anche un forte orgoglio nazionalistico. [L' intellettuale romano vuole] vantare un originale patrimonio di tradizioni e di cultura. L'intento comparativitico, infatti, è alla base di molte opere di questi studiosi, strutturate proprio come confronto tra fatti, personaggi e costumi della civiltà romana e quelli analoghi di altre civiltà. In quest'opera di ricerca si sono distinti, olte a Varrone [...], Pomponio Attico, Nigidio Figulo, e soprattutto Cornelio Nepote. [...]

Cornelio Nepote

Scrittore latino del I sec. a. C. Nacque al principio del secolo in una città non nota della regione padana. Visse a Roma lontano dalla vita politica; fu amico di Attico, di Cicerone, di Catullo, che gli dedicò le sue poesie. Morì nel 32 a. C. Scrisse diverse opere storiche: Chronica, compendio cronologico di storia universale; Exempla, raccolta di aneddoti e curiosità antiquarie; una vita di Cicerone, De viris illustribus, biografie in 16 libri distinte per categorie (re, generali, poeti, ecc.). Di tutta la sua produzione ci è pervenuta solo una parte di quest'ultima opera, e cioè, oltre a frammenti, il libro delle vite dei generali stranieri e le vite di Catone e Pomponio Attico. In esse Cornelio Nepote si mostra solo mediocre compilatore, episodico e talora anche inesatto. Caratteristica del suo stile è la semplicità.

TRECCANI  • Cornelio Nepote

Durata 2'53

library.weschool.com  • Cornelio Nepote e il relativismo dei costumi

Cornelio Nepote è in contatto con i massimi intellettuali del suo campo, da Catullo a Cicerone; dalla vita politica preferisce tenersi lontano, come tanti suoi contemporanei, scegliendo di consacrare l’intera esistenza allo studio e alla scrittura. Infaticabile biografo, oltre che storico e poeta, di lui ci restano esigue porzioni di un’opera in origine assai più vasta, quelle Vite degli uomini illustri che hanno fondato un genere destinato a grande fortuna nella letteratura europea...

Marco Terenzio Varrone

Scrittore latino (n. Rieti 116 a. C. - m. 27 a. C.), detto dal luogo di nascita Varrone Reatino (Reatinus); erudito, poligrafo, uno degli autori più fecondi e importanti del mondo antico. L'importanza di V. è determinata sia dall'immensa mole del lavoro compiuto, sia dal sentimento patriottico e dall'elevato spirito morale che l'animavano. Assai ammirato dai contemporanei, da lui attinsero poi tutti gli eruditi e in genere la cultura romana (e anche greco-romana) dei secoli successivi. Nella filologia e nell'antiquaria egli raggiunse il massimo livello nel mondo romano, e certo fu in senso assoluto tra i maggiori rappresentanti della cultura del mondo antico. Suo merito principale fu di raccogliere una massa di materiale, ordinata con notevole spirito sistematico, anche se non sempre con autentico spirito critico.[...]

TRECCANI  • Cornelio Nepote

Durata 4'53

CESARE

Vita

Gaio Giulio Cesare fu un Generale romano, triumviro, dittatore (Roma 100/102 - ivi 44 a. C.). Nato da nobile famiglia romana, fu bandito da Silla; prestò servizio nelle province dell'Asia Minore tra l'81 e il 78, fu questore nel 70, edile nel 65, pontefice massimo nel 63, pretore in Spagna nel 62. A Roma nel 60 a. C. costituì il primo triumvirato con Pompeo e Crasso. Console nel 59, conquistò la Gallia. Invitato dal Senato a deporre l'imperium, marciò contro Pompeo nel 49. Sconfitti gli avversari in Spagna, vinse anche la battaglia di Farsalo, in Tessaglia (48). Passato in Egitto, debellò i pompeiani in Africa a Tapso (46) e a Munda (45). Tornato a Roma, nominato dittatore, fu ucciso in una congiura il 15 marzo del 44 a. C. mentre si accingeva ad una spedizione militare in Oriente.

TRECCANI  • La vita

Durata 3'46

TRECCANI  • La vita

Durata 2'48

RAI  • Dal mito alla storia

GAIO GIULIO CESARE (Durata 1h 02'00)

Cesare deve morire

Regia di Paolo e Vittorio Taviani

Una docufiction che segue i laboratori teatrali realizzati dentro il Carcere di Rebibbia dal regista Fabio Cavalli, autore di versioni di classici shakespeariani interpretate dai detenuti. Ha vinto 2 Nastri d'Argento, Il film ha ottenuto 8 candidature e vinto 5 David di Donatello e Il film è stato premiato al Festival di Berlino. In Italia al Box Office Cesare deve morire ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 630 mila euro e 88 mila euro nel primo weekend.

Giulio Cesare

Giulio Cesare (Julius Caesar) è un film del 1953 diretto da Joseph L. Mankiewicz, con Marlon Brando, James Mason, John Gielgud e Louis Calhern, primo adattamento cinematografico dell'omonima tragedia di William Shakespeare.
Mankiewicz fu il primo a trasporre per il cinema la celebre tragedia di Shakespeare, ottenendo nel 1954 l'Oscar per la migliore scenografia ed altre 4 nomination. Nel cast ricco di grandi attori affermati, brillò di una luce tutta sua il giovane Marlon Brando nel ruolo di Marco Antonio all'interno del film.

Opere

Le sue principali opere letterarie giunte sino a noi sono:

  • i commentari sulle campagne per sottomettere i Galli, fra il 58 e il 52 a.C. (Commentarii de bello Gallico). L'opera consta di sette libri, più un libro ottavo, composto probabilmente dal luogotenente di Cesare, Aulo Irzio, per completare il resoconto della campagna e coprire il lasso di tempo che separa la guerra di Gallia da quella civile: si tratta di un'opera dallo stile lineare ma piacevole, con interessanti riferimenti etnografici sulle popolazioni incontrate durante il viaggio. Cesare, per aumentare l'obiettività dell'opera, usa la terza persona, anche se si tratta chiaramente di un metodo per esaltare la sua figura personale e per metterla in rilievo nella narrazione e nelle vicende descritte. Le descrizioni sono comunque fredde e asettiche, prive di enfasi retorica e partecipazione emotiva: anche le scelte più terribili, come quelle di sterminare migliaia di persone, appaiono così non solo necessarie, ma addirittura prive di un'alternativa. Il De bello Gallico risulta così essere un'apologetica opera di propaganda della campagna di Gallia;
  • i commentari sulla guerra civile contro le forze di Pompeo e del senato (Commentarii de bello civili). In tre libri Cesare spiega e racconta la guerra civile del 49 a.C. e il suo rifiuto di ubbidire al senato;
  • un epigramma in versi su Terenzio, del quale sono giunti a noi solo alcuni frammenti.

[...] Infine, opere spurie sono, oltre al libro ottavo del De bello Gallico, tre opere del cosiddetto Corpus Caesarianum:

  • Bellum Hispaniense, sulla guerra in Spagna
  • Bellum Africum, sulla guerra in Africa
  • Bellum Alexandrinum, sulla guerra in Medio Oriente ed Egitto
  • e i resoconti degli ultimi avvenimenti della guerra civile, composti da ufficiali di Cesare. In queste tre ultime opere risulta evidente il diverso stile della prosa, evidentemente meno limpido ed entusiasmante di quello utilizzato da Cesare nelle sue due opere.
Gli autori di queste opere spurie erano probabilmente dei luogotenenti molto fedeli a Cesare, tra i quali figurano Gaio Oppio e, forse nella redazione del Bellum Alexandrinum, lo stesso Aulo Irzio. [...]

TRECCANI  • De bello gallico

Durata 4'58

TRECCANI  • De bello civili

Durata 3'19

TRECCANI  • Cesare: temi e pensiero

Durata 6'50

library.weschool.com  • Cesare, il vincitore degli altri

È uno dei più grandi, e dei più spietati, conquistatori romani: l’invasione della Gallia costa un milione di morti, cui vanno aggiunte le vittime della lunga guerra civile che lo porta al potere. Ma Cesare è anche lo straordinario autore dei due resoconti attraverso cui vuole consegnare a contemporanei e posteri la sua visione di quegli eventi cruciali della storia romana tardo-repubblicana: una scrittura perfetta, una prosa nitida che rispecchia il dominio razionale sulle situazioni e sulle persone alla base delle sue vittorie e del suo personale carisma...

SALLUSTIO

Vita

Gaio Sallustio Crispo fu uno storico romano (n. Amiterno 86 a. C. - m. forse 35 a. C.). Venuto a Roma assai giovane, entrò nella carriera politica e fu questore (55 o 54), tribuno della plebe (52), poi forse legatus pro quaestore in Siria; espulso nel 50 dal senato a opera dei censori Appio Claudio Pulcro e Lucio Calpurnio Pisone Cesonino (suocero di Cesare voltosi dalla parte degli ottimati), ricomparve poco dopo a fianco di Cesare, che lo rielesse questore e dopo Farsalo lo reintegrò nel senato (48). Fu con Cesare in Africa ed ebbe il governo della Numidia (detta Africa nova). Morto Cesare, forse anche prima, si ritirò dalla vita politica e si diede agli studî storici. La vita e la persona di S. furono molto discusse. Contro di lui scrisse un'acerbissima satura Pompeo Leneo, liberto di Pompeo, e da essa deriva certamente la sopravvissuta invettiva antisallustiana dello pseudo-Cicerone, dovuta a un retore dell'età imperiale. Tolte le accuse generiche, restano a carico di S. una avventura giovanile con Fausta, malfamata figlia di Silla e moglie di Milone, l'espulsione dal senato probri causa e l'accusa di avere accumulato ricchezze durante il governo dell'Africa. [...]

TRECCANI  • Sallustio: vita

Durata 6'11

Opere

Sallustio è autore di importanti opere storiche, tramandate per tradizione diretta dai codici medioevali: le due monografie, il De Catilinae coniuratione ed il Bellum Iugurthinum, composte e pubblicate negli anni fra il 43 e il 40 a.C., e le Historiae, di cui restano numerosi frammenti, iniziate intorno al 39 a.C. e rimaste incompiute, che forse dovevano fungere da allaccio tra le due monografie. Sono state attribuite allo scrittore di Amiternum anche diverse opere considerate oggi apocrife: due Epistulae ad Caesarem senem de re publica, in cui l'autore rivolge a Cesare consigli sul buon governo, e l'Invectiva in Ciceronem, un violento attacco a Cicerone, accusato per la condanna a morte dei catilinari. Entrambe sono probabilmente esercizi scolastici di età posteriore.
Prima dell'esperienza monografica di Sallustio nella storiografia romana, salvo rari casi, la tipologia di opere principalmente redatte erano i regesti, in cui gli eventi erano narrati secondo una scansione per annum, ovvero anno per anno. Sallustio è dunque colui che introduce a Roma il genere monografico, che consiste nel raccontare solo un determinato fatto (come dirà lui nel De Catilinae coniuratione, cap. 4,2 - vedi la citazione sopra -, carptim = per episodi, monograficamente), arricchendolo di un'accurata indagine introspettiva atta a esaminare il contesto e le cause che hanno contribuito al suo scatenarsi.
Sallustio crea una storiografia di carattere politico e una storiografia di carattere filosofico. L'obiettivo di quest'ultima è storico, ma il risultato finisce per essere una filosofia della storia: il continuo scontro fra il bene e il male. [...]

TRECCANI  • Sallustio: temi e pensieri

Durata 6'41

library.weschool.com  • Sallustio e la riflessione sulla crisi

La vita di Sallustio è torbida come i tempi nei quali si è trovato a vivere e alterna rapide ascese a repentine cadute; dopo la morte di Cesare, suo referente politico, decide di dedicarsi alla storiografia e consegna a due succinte monografie la sua disincantata visione della storia di Roma, una storia segnata da tempo da una decadenza che appare inarrestabile e che anzi Sallustio, a mano a mano che approfondisce la sua riflessione, proietta sempre più indietro nella vicenda della città. Solo poche figure eccezionali sembrano emergere dalla palude [...]

ENCICLOPEDIA TRECCANI      DIZIONARIO DE MAURO      LINEA DEL TEMPO