Iniziato nel segno dei fermenti delle guerre di religione, che culmineranno nella guerra dei Trent'anni (1618-1648), il Seicento è un secolo di grandi rinnovamenti politici. In tutta Europa, tranne che in Italia e in Germania, si afferma lo Stato moderno, sia nella versione parlamentare inglese, sia in quella assolutistica francese. Sul piano artistico il Seicento è l'epoca del barocco. Il tema della "meraviglia" e dello "stupore" è il tema di tutto il secolo. In Italia dominano Marino e la lirica concettista. Esiste anche un classicismo barocco (in un certo senso antimarinista) di Chiabrera e Testi; eccezionale appare la satira di Frugoni. Nasce poi un nuovo genere: il "poema eroicomico" di Tassoni, mentre si diffonde una notevole letteratura gesuitica (Bartoli e Segneri). Nella produzione in prosa spicca l'opera dialettale di Basile. La novità più importante è però il sorgere della prosa scientifica di Galileo Galilei, a cui si affiancano per intensità gli scritti filosofici di Campanella.
Alcuni studiosi, soprattutto francesi e tedeschi, fanno derivare la parola "barocco" dal termine portoghese barroco il quale, come lo spagnolo barueco e il francese baroque, indica una perla irregolare, non perfettamente sferica. Così «barocco» in senso culturare contraddistingue uno stile artistico ampolloso e ridondante, irregolare, appunto, rispetto all'impronta razionale del Rinascimento. (1)
Marino fu un poeta (Napoli 1569 - ivi 1625). Avviato alla giurisprudenza, si diede invece alla poesia e con tale successo che, cacciato di casa dal padre per la sua vita sregolata, trovò subito mecenati tra letterati e signori. [...] giunto a Torino nel 1608, seppe entrare nelle grazie di Carlo Emanuele I, che gli concesse il titolo cavalleresco dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro (onde la frequente designazione di "cavalier Marino"). Della rivalità che sorse allora con il segretario del duca, il poeta G. Murtola, sono testimonianza i sonetti ingiuriosi o "fischiate" indirizzati a quest'ultimo da Marino (La Murtoleide, pubbl. 1619), cui il Murtola rispose con le "risate" della Marineide. [...]
• La lirica barocca
Nacque a Pers nel territorio di Udine, il 17 aprile 1599 [...] Nel 1618, alla morte del padre, tornò in Friuli e diede alle stampe l’epigramma Dum magnus Ligurum clara spectaris in urbe [...], in lode del doge genovese Giovanni Giacomo Imperiale. A questa fase risale lo studio di Agostino, Platone e Aristotele, ma anche l’avvio di studi teologici sotto l’ala del domenicano Iacopo Zacchia e la stesura dell’ode sulla Predestinazione [...]. Questa poesia, così come la maggior parte del suo canzoniere, è tramandata da edizioni postume del XVIII secolo. Pers diede alle stampe solo un manipolo di poesie finché fu in vita e poche ne fece circolare anche per via manoscritta. [...] A Pisa conobbe il cardinale Leopoldo de’ Medici, che finanziò l’edizione fiorentina del 1666 delle sue Poesie. Arrivò a Malta il 4 maggio 1627; il 28 maggio 1628 Signorino da Gattinara gli impose le insegne dell’Ordine. Nel 1629 tornò in patria, dove diede alle stampe un sonetto [...] e un epitalamio per le nozze dell’infanta di Spagna [...].
[Poeta italiano nato a Savona nel 1552 dove morirà nel 1638] Visse in Liguria, a Roma e a Firenze aiutato da varî mecenati (Carlo Emanuele I, Ferdinando I, i Gonzaga, i Medici) ed ebbe come maestri Paolo Manuzio e Sperone Speroni. Scrisse d'aver voluto scoprire nuovi mondi o perire, ma le sue novità furono soprattutto metriche e, in sostanza, anch'esse imitazioni: così quella delle odi pindariche e l'altra delle cosiddette anacreontiche; in verità una leggera, gradevole, musicale imitazione del Ronsard (famose: Belle rose porporine, La violetta, e qualche altra). L'importanza storica del Ch. consiste essenzialmente nel fatto che a lui risale l'Arcadia, nel suo sforzo di rifarsi alla tradizione, dopo i "delirî" secenteschi. Interessanti i bonarî sermoni in sciolti (composti fra il 1624 e il 1632), che precorrono quelli del Gozzi. Scrisse molte altre opere: poemetti epico-lirici sacri e profani [...], narrativi, didascalici [...], poemi eroici [...], tragedie, azioni drammatiche e boscherecce (Il rapimento di Cefalo, musica di G. Caccini, rappresentato a Firenze nel 1600 per le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV), una autobiografia, dialoghi.
L’aspetto più originale del pensiero di Tommaso Campanella può essere individuato nella sua aspirazione a conciliare la nuova filosofia rinascimentale della natura con la proposta di una radicale riforma delle scienze e della società. L’immagine di una natura portatrice di armonia, verità e giustizia, in quanto espressione dell’ars divina, diventa il modello cui ispirarsi per rifondare l’enciclopedia del sapere, ma soprattutto per riflettere sulla vita associata dell’uomo. L’ingiustizia, gli inganni, la violenza che turbano le società civili derivano dal fatto che gli uomini si sono allontanati dal modello naturale, al quale occorre tornare a ispirarsi per attuare la riforma del vivere in comune. [...]
[Fu un letterato italiano, nato a Torino 1592 e qui morto nel 1675]. Entrato nel 1611 nella Compagnia di Gesù, fu insegnante di retorica e predicatore, quindi precettore e storico di corte dei Savoia; nel 1635 uscì dalla Compagnia, restando sacerdote secolare, e passò al servizio dei principi di Carignano. Autore di numerose opere storiche ed erudite [...] Tesauro occupa un posto di primo piano nella cultura europea del suo tempo grazie al Cannocchiale aristotelico, o sia idea dell'arguta et ingeniosa elocutione che serve a tutta l'arte oratoria, lapidaria et simbolica esaminata co' principij del divino Aristotele (1655; ed. defin. 1670), ampia trattazione del concettismo e dei fondamenti della poetica secentista (metafore, emblemi, imprese).[...]
Galilei lasciò in eredità alla scienza moderna il suo modo di fare ricerca, che possiamo sintentizzare nei due momenti dell'osservazione e verifica sperimentale («sensata esperienza») e dell'elaborazione di un modello di spiegazione matematica («certe dimostrazioni»). Partendo dal presupposto che la natura è regolata da leggi interne, Galilei cercò di scoprirle e di dare loro una formulazione certa e universale, partendo da ipotesi confermate dall'esperimento. Dal punto di vista letterario, l'opera di Galilei rappresenta il primo esempio di prosa scientifica italiana caratterizzata da chiarezza di ragionamento e rigore nella descrizione dei fenomeni e delle ricerche. Per quanto riguarda la lingua, permane il bilinguismo latino-italiano. Il latino era ancora il veicolo della cultura riservato ai dotti e Galilei lo usò nel Sidereus Nuncius e nella sezione matematico-dimostrativa dei Discorsi, che dovevano comunicare le sue scoperte a tutto il mondo scientifico; usò invece la lingua volgare nelle altre opere. La concezione empirica del sapere, infatti, aveva bisogno di nuovi mezzi espressivi e l'uso del volgare soddisfaceva l'esigenza di eleganza letteraria e allo stesso tempo favoriva la trasmissione del sapere a un pubblico sempre più vasto.
Il teatro (o teatro) barocco è un termine che descrive il periodo tra il XVII e il XVIII secolo in Europa, quando il teatro divenne stravagante. [...] Lo stile barocco del teatro era insolito per l'epoca, spesso vivace e considerato volgare a causa di sfarzosi costumi, elaborate scenografie ed effetti speciali.
https://spiegato.com/cose-il-teatro-baroccoIl maggiore poeta dell'Arcadia fu Pietro Metastasio (1698-1782) romano il quale non dovette attendere il riconoscimento dei posteri per ottenere fama e onori. L'una e gli altri ebbe dai suoi contemporanei di tutta Europa perché fu interprete della società del suo tempo nelle situazioni medie tendenti ad un certo decoro e al riconoscimento altrui delle proprie esibizioni. Il melodramma metastasiano non ha di fronte a sé il pubblico secentesco degli aristocratici sussiegosi ma un pubblico più largo costituito da vasti strati borghesi in Europa e da gruppi di potere (aristocratici, funzionari di governo) i quali ne autorizzano l'ufficialità sulla base di diverse motivazioni etiche e psicologiche [...]. Quel pubblico, reso più aperto e democratico dalla diffusa ragionevolezza che costituiva l'archetipo psicologico dell'età, aspirava non all'eroismo ma a un surrogato che era il decoro un po' solenne il quale si trova soprattutto sulla scena che è sempre una sorta di specchio o di modello dei costumi di una società. Assistevano al melodramma gli stessi personaggi dei rituali mondani della vita galante oltre quelli di autorità e un grande numero di adepti, clienti e di uomini di affari e di commercio. Si suol dire che l'ideologia del crasso materialista è l'idealismo ma qui si tratta di qualcosa di diverso perché quel pubblico e quella società avevano un certo incivilimento che essi cercavano di confermare nel melodramma metastasiano.
• Arcadia, Metastasio e il Melodramma
Contenuti: • Gli antimarinisti e Chiabrera • L'Arcadia e il rifiuto del Barocco • Metastasio: vita e opereJean-Baptiste Poquelin fu un commediografo (Parigi 1622 - ivi 1673). Assunse il nome d'arte di Molière dopo essersi dato al teatro. Studiò a Parigi nel collegio di Clermont (oggi liceo Louis-le-Grand), retto dai gesuiti; fece in seguito, almeno pro forma, gli studî di diritto e seguì con ogni probabilità le lezioni del filosofo Gassendi. Legatosi alla famiglia Béjart, in cui brillava la giovane Madeleine con la quale M. strinse intima amicizia, nel 1643 costituì una compagnia comica sotto il nome di "Illustre Théâtre": l'esito dell'impresa fu mediocre; due anni dopo M. era per due volte imprigionato per debiti allo Châtelet. Liberato per l'intervento del padre, si recò con Madeleine a recitare in provincia, entrando in contatto a Lione con le compagnie italiane che recitavano la commedia dell'arte. In quel periodo M. scrisse molte farse, quasi per intero perdute, e due commedie, su modelli italiani [...].
Drammaturgo e poeta inglese (Stratford-upon-Avon 1564 - ivi 1616) [...] discendente da un'antica famiglia del Warwickshire. Il giorno esatto della sua nascita è dubbio: il certificato di battesimo è datato 26 aprile, ma si è voluto [...] farla coincidere [...] con la celebrazione della festa di S. Giorgio, patrono d'Inghilterra. Appena diciottenne, il 28 nov. 1582, sposò Anne Hathaway, di otto anni più anziana di lui, [...]. L'unica certezza è che nel 1592 egli era già noto nell'ambiente teatrale londinese come attore e mestierante di teatro: lo testimonia il violento attacco contro di lui del poligrafo e drammaturgo R. Greene [...] riprova della reputazione raggiunta da Shakespeare non solo come attore ma anche come drammaturgo, o meglio, collaboratore alla stesura di copioni per il teatro pubblico, che a quell'epoca erano in genere messi insieme da varie persone impegnate nell'industria dello spettacolo. Infatti i pochi testi teatrali stampati in quegli anni recavano il nome delle compagnie che li avevano rappresentati, non quelli degli autori. È il caso del Titus Andronicus, pubblicato anonimo nel 1594, con la sola indicazione che era stato presentato da ben tre compagnie minori, tutte scomparse durante la pestilenza che infuriò a Londra dall'estate del 1592 a quella del 1594, provocando la chiusura di tutti i teatri. Questo periodo di inattività è lo spartiacque nella carriera teatrale di Shakespeare [...].
Miguel de Cervantes y Saavedra, scrittore spagnolo vissuto a cavallo tra il 16° e il 17° secolo, deve la sua fama all'invenzione del personaggio di don Chisciotte, il vecchio nobile di campagna che, offuscato dalla pazzia, vuole riportare in vita gli ideali degli eroi della cavalleria, in un'epoca in cui quei valori non sono più attuali. Con il suo Don Chisciotte lo scrittore "inventò" il romanzo moderno, i cui esperimenti narrativi, di grande novità per il pubblico dell'epoca, esercitano sui lettori contemporanei un fascino ancora intatto. [...]. [1]
[Quest'opera] si presta veramente a tutte le interpretazioni: a quella che vede nel capolavoro la caricatura della società, perduta dietro la magia della materia cavalleresca; a quella che vi scorge la parodia del genere letterario o, più esattamente, la sua satira, a quella che, trascendendo queste definizioni, coglie in ogni fatto e in ogni detto altrettanti simboli: di satira personale, sociale, ecc., di esposizione razionalistica d'un sistema rivoluzionario; di antitesi fra aristocrazia e democrazia, ecc. In effetti la classica serenità e la benevola ironia "del più sano ed equilibrato degli ingegni del Rinascimento" concorrono a creare l'ultimo, e definitivo, dei libri di cavalleria, nel quale i motivi letterarî classici e romanzi, reminiscenze poetiche e leggende popolari, sono fusi nei varî episodi che si alternano con novelle e osservazioni di vita pratica, di morale, ecc., con una significazione di portata universale.[...] [2]
Il Settecento è l'età dei "lumi", l'epoca dell'illuminismo, delle nuove esigenze razionali e della prima rivoluzione industriale. In tutta l'Europa si sviluppa una nuova idea di modernità, che si basa sul senso laico della cultura, sulla ricerca di una nuova e maggiore comunicatività del pensiero. La rivoluzione americana (1775) e francese (1789) generano il nuovo Stato borghese. In Italia l'illuminismo è quasi sempre mediato da una perdurante eredità classica.
L'Illuminismo fu un movimento di pensiero che nato in Francia nei primi decenni del Settecento si diffuse rapidamenteo nel resto d'Europa e influenzò tutti gli aspetti della vita e della
cultura contemporanea, dalle dottrine politiche ed economiche fino alla produzione artistica e letteraria.
Il pensiero illuministo poneva l'uomo al centro della sua visione del mondo ed era fondato sulla
ragione e sulla libertà di giudizio, contrapposte alla tradizione e all'autorità politica
e religiosa, su valori quali la tolleranza, l'uguaglianza e la fratellanza tra gli uomini.
Il termine Illuminismo, usato già nel Settecento, stava a significare che
la ragione doveva illuminare le menti degli uomini e condurli sulla via del progresso e della felicità.
• Illuminismo
• Illuminismo: idee e trattati
• Illuminismo in Letteratura
• Illuminismo e Politica
• Illuminismo e Religione
• L'età della ragione (XVIII secolo)
• Illuminismo
A partire dal Settecento il romanzo diventa il prodotto letterario più diffuso, grazie alla sua capacità di rivolgersi a ogni tipo di lettore. Destinatario del romanzo moderno è il ceto borghese, protagonista della storia del Settecento: persone dedite all'attività politica, uomini d'affari, commercianti e professionisti che si interessavano all'attualità, ma amavano anche libri ispirati alla realtà sociale o a questioni filosofiche. Grande interesse era riservato anche ai racconti di avventura che narravano di mondi esotici. (...) Le molte tematiche trattate dal romanzo settecentesco sono riconducibili a generi diversi (...): d'avventura e di viaggio, di formazione, sentimentale, epistolare, filosofico, libertino, sperimentale, gotico.
L'inventore dell'eroe borghese
Vissuto tra il Seicento e il Settecento, lo scrittore britannico Daniel De Foe è autore di romanzi che segnano una svolta nella storia letteraria: con Robinson Crusoe e Moll Flanders nasce una narrativa di tipo moderno che propone l'esperienza dell'uomo borghese come modello di azione e di conoscenza.
[...] Nato a Londra attorno al 1660 in una famiglia di commercianti ed educato nel protestantesimo, Daniel De Foe ha ben rappresentato nelle scelte di vita e nelle opere il senso pratico e lo spirito religioso della sua classe sociale. Si è buttato con foga nell'impresa commerciale, poi nella politica, facendo l'informatore segreto e finendo anche in prigione. Ha fondato il periodico The review (1704-13), interamente redatto da lui stesso, famoso per una rubrica dedicata a discussioni di morale e di costume.[...]
Scrittore inglese (Dublino 1667 - ivi 1745). Considerato uno tra i massimi esponenti della letteratura inglese, autore di una prosa caratterizzata da una vivace vena satirica che egli rivolse spesso verso le vicende politiche e religiose della società inglese, nel 1726 pubblicò Gulliver's travels. L'opera, che è annoverata tra i maggiori testi di letteratura per ragazzi, esprime in realtà tutto il sentimento di repulsione che S. provava per l'umanità e le sue abiezioni.[...]
Anche l'Italia partecipò al movimento illuministico nel quale per la prima volta con l'intervento degli intellettuali progressisti nella cultura scientifica e nelle riforme si riprendeva la linea del naturalismo rinascimentale. (...) Ma l'illuminismo è un movimento complessivo, non soltanto letterario e perciò i suoi intellettuali individuavano le contraddizioni esistenti in Italia per il permanere di abusi feudali, di privilegi dell'aristocrazia e del clero, della «manomorta» ecclesiastica formata dalla proprietà terriera inalienabile costituita da censi, donazioni.
[...] Intese molto bene la necessità di creare un gruppo di lavoro attivo e di gettare le basi per la formazione di una nuova classe dirigente il milanese Pietro Verri8 (1728-97) e il quale per primo creò a Milano un centro di idee collegate con la realtà politica, sociale, economica. Questo centro ha in sé lo slancio vitale che farà di Milano la sede della più organica, realistica, impegnata cultura in tutto l'Ottocento e di alcuni importanti momenti del Novecento italiano. Sua caratteristica non è il classicismo tradizionale, ormai simbolo di una sopravvivenza senile, improduttiva, priva di idee e meramente letteraria ma la presenza dello scrittore come uomo che si rende conto di vivere in strutture contemporanee e che ad esse si rivolge per comprendere i problemi dell'organicità in cui ha grande parte la funzione economica. Tale scrittore non è un astratto letterato ma un borghese concreto il quale lotta contro i particolarismi, la nobiltà in decadenza, partecipa allo sviluppo di una società civile che ha come impaccio i privilegi ecclesiastici e quelli nobiliari. [...]
[...] Milanese fu Cesare Beccaria (1738-94), anch'egli di nobile famiglia con la quale venne in contrasto per sposare Teresa Blasco. Il governo austriaco gli affidò la cattedra di economia politica istituita per lui e più tardi un incarico amministrativo nel Magistrato camerale. Enorme influenza ebbe il trattato Dei delitti e delle pene (1764) pubblicato dapprima anonimo dopo essere stato composto nell'atmosfera dell'Accademia dei Pugni e del sodalizio con Pietro Verri. Il libretto è un'opera fondamentale dell'Illuminismo italiano. Lucida e appassionata, esamina la crudeltà e l'illogicità delle torture, propugna l'abolizione della pena di morte e sostiene che occorre prevenire i delitti. Talune norme oggi basilari della vita civile vi sono affermate per la prima volta («Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice»), quelle ingiuste vi sono derise come la tortura il cui esito è risolvibile con un ragionamento matematico: «Data la forza dei muscoli e la sensibilità delle fibre di un innocente, trovare il grado di dolore che lo farà confessare reo di un dato delitto».[...]
La riforma del teatro comico avviata da Carlo Goldoni segnò un passaggio dalla commedia dell'arte, basata su un canovaccio che lasciava spazio all'improvvisazione degli attori, a commedie dove coloro che recitavano erano tenuti a rispettare un copione preciso, nel quale le parti erano interamente scritte. Questo cambiamento era in linea con lo spirito dell'Illuminismo e con le finalità educative dell'arte. La riforma di Goldoni interessò anche i contenuti delle commedie, che abbanonarono i temi fiabeschi per essere invece più aderenti alla realtà, raccontando la vita quotidiana delle persone e offrendo uno spaccato di vita popolare.
• Carlo Goldoni
Vita• Carlo Goldoni
Raccontato da Paola Cortellesi• Carlo Goldoni
vita• Carlo Goldoni e l'Illuminismo
Goldoni e la sua epoca• La riforma del teatro
L'opposizione alla Commedia dell'Arte e la gradualità della riforma• Le fasi della commedia
La centralità del mercante e la perdita dell'ottimismo• La Locandiera
Sintesi degli aspetti centrali dell'opera• La Lingua
La questione della lingua in Goldoni• La locandiera di Carlo Goldoni
Durata: 1h 53' Parini fu in Italia uno dei più importanti interpreti del sensismo, concezione estetica alla base del suo Discorso
sopra la poesiala, letto in una riunione dell'Accademia dei Trasformati,
presumibilmente nel 1761. Nel Discorso
Parini considera l'arte come imitazione volta al raggiungimento dell'«utile» e del «dilettevole».
Secondo Parini, il fine della poesia è quello di imitare la vita per emozionare i lettori, i quasi si identitificano
nei personaggi e nelle situazioni ricavandone gioia o dolore. Questo meccanismo di identificazione è comune a tutte le arti
che mettono in gioco le emozioni, soddisfacendo il bisogno di «movimento» dell'animo. [...]
Anche se solo con Monti si affermerà definitivamente in Italia il gusto neoclassico, Parini rappresenta già un esempio di artista
che sentì il fascino del bello, dell'equilibrio, della compostezza e dell'armonia classica.
• Parini, Vita e opere
Durata: 8'12Verso la metà del Settecento si andò affermando in Europa un nuovo mobimento culturale: il Neoclassicismo che si intrecciò con il pensiero illuministico, rifacendosi anch'esso agli ideali e ai valori espressi dalla civiltà classica (libertà dell'uomo, integrità morale, la dignità del popolo, il rifiuto della tirannia) e con la nuova sensibilità preromantica. Ne deriva la difficoltà a stabilire una netta distinzione tra le varie tendenze. In Italia il Neoclassicismo interessò principalmente le arti figurative e diede impulso alla ricerca archeologica. Ponendosi in contrapposizione con l'arte barocca, indicò nella semplicità, nell'equilibrio e nell'rodine, i principi ispiratori imprescindibili per giungere al "bello ideale". Secondo il teorico del neoclassicismo Joachim Winkelmann (1717-1768) l'opera d'arte non doveva essere una semplice copia della realtà, ma la manifestazione del "bello ideale" in cui si realizza la sintesi tra la bellezza della natura e valori morali, con riferimenti costanti al mondo classico e alla mitologia greca e romana
Negli ultimi decenni del Settecento maturò nella cultura europea una sensibilità diversa da quella che aveva caratterizzato le esperienze culturali dell'Illuminismo e del Neoclassicismo. Non si trattava di una corrente letteraria o artistica nuova, ma di tendenze che coinvolsero vari aspetti della cultura e del gusto. Tali tendenze caratterizzate dalla dimensione interiore e soggettiva, dall'amore per la natura selvaggia e incontaminata e per le atmosfere lugubri e sepolcrali, anticipano alcuni tratti del Romanticismo e per questo sono state definite con il termine di Preromanticismo.
Citazione del romanzo di Walpole e breve storia del castello sito nella città più orientale del sud Italia - (durata 2' 17)
L'adesione all'Illuminismo assunse in Alfieri un carattere particolare: a causa della sua indole inquieta e tormentata , il poeta trasformò il più alto ideale illuministico, la libertà, in un'aspirazione dell'individuo a emanciparsi dalle regole e dalle convenzioni sociali. Questo è il nucleo centrale, il motore dell'azione di gran parte delle sue tragedie, in cui si assiste spesso allo scontro di un singolo con le esigenze di una collettività (lo stato, la famiglia ecc.). Nella stesura dei testi tragici, Alfieri seguiva un metodo che può essere riassunto in tre fasi: ideare, stendere e verseggiare. Egli inoltre aveva una concezione morale, educativa dell'arte, di derivazione non solo illuministica, ma anche classicista: per questo motivo l'argomento delle sue tragedie è esclusivamente storico o mitologico (fatta eccezione per il Saul), poiché solo attraverso temi conosciuti da tutti egli riteneva possibile trasmettere degli insegnamenti ai lettori.
• Sintesi on slides: vita, opere e pensiero di Alfieri (www.treccani.it)
Le contraddizioni dell'età napoleonica, tra Rivoluzione e Restaurazione e tra
illuminismo e
romanticismo,
si rispecchiano nella suggestiva personalità di Foscolo, intimamente scissa dal conflitto tra una romantica
malinconia e un illuministico rigore razionale, tra un giacobinismo generoso ma velleitario e un amaro e
scettico disinganno: personalità contraddittoria, quella di Foscolo, meno lineare e coerente rispetto
all'immagine stereotipata che ne tramandarono i contemporanei, ma più ricca e stimolante, e perciò più moderna. (1)
[...] La produzione letteraria di Ugo Foscolo è fortemente intrecciata con le vicende politiche del suo tempo e mostra inizialmente gli influssi culturali determinati dalla diffusione delle idee illuministiche.
[...] nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (1798-1817), romanzo epistolare autobiografico [mostra] ispirazione preromantica[...]
Tra il 1800 e il 1803 si colloca la produzione lirica: dodici
sonetti [...] che riprendono gli elementi preromantici
dell'Ortis uniti a uno stile classico di grande compostezza, e due
odi [...], in cui Foscolo riprende
la poetica neoclassica. [...]
(2)
Foscolo: le opere e la poetica
Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo VS I dolori del giovane Werther di Goethe
MICROSAGGIO - il romanzo epistolare
Foscolo: Vita e opere
Ultime lettere di Jacopo Ortis
Odi e Sonetti
Sepolcri
Le Grazie e altre opere
L'Ottocento, almeno nella prima metà, è il secolo del romanticismo; e quest'ultimo, da un punto di vista sociale, è la cultura della borghesia al potere. All'esaltazione illuministica della ragione il romanticismo risponde con l'ideale di una radicale libertà degli individui e dei popoli, radicata in un forte senso storico, della fecondità dell'irrazionale e dell'indicibile. Foscolo testimonia il complesso disagio di una cultura combattuta a inizio secolo fra classicismo e modernità. Manzoni invece si sente pienamente uno scrittore romantico: I promessi sposi sono il tentativo riuscito di realizzare una letteratura nazionale e popolare. Pur se apparentemente isolato, Leopardi si afferma come il maggior poeta italiano dell'Ottocento: la sua esperienza poetica significa, in effetti, la rinascita di una poesia italiana di valore internazionale.
Dopo che i drammatici eventi della Rivoluzione francese avevano incrinato la fiducia nel
primato della ragione, cominciò a maturare in Europa una nuova sensibilità che si espresse nel
movimetno del Romanticismo in parte anticipato nei decenni precedenti dalle tendenze
preromantiche. Esso rifiutava i princìpi del razionalismo illuministico e della compostezza neoclassica
in nome di un'arte e di una cultura fondate sul sentimento, sulla riscoperta dell'interiorità
e della dimensione spirituale. Il Romanticismo non fu un movimento uniforme; si distinse per forme
e caratteri particolari e diversi momenti di affermazione: nacque in Germania, si diffuse poi in Inghilterra,
in Francia, in Italia e in Russia. (1)
(...) Il termine romantico nacque in Inghilterra nel Seicento per criticare le immagini bizzarre e
strampalate dei romanzi cavallereschi. Nel XVIII secolo, però, il gusto cambiò e il termine acquistò un significato positivo. (2)
Romanticismo: i caratteri generali
Romanticismo: il rapporto tra intellettuali e pubblico
Romanticismo: la poetica
Romanticismo: in Europa
Romanticismo: in Italia
Romanticismo e Risorgimento
Romanticismo: le trasformazioni storiche in Europa;il conflitto tra intellettuale e società; i temi del romanticismo europeo; autori e tendenze del romanticismo europeo; età risorgimentale; intellettuali e pubblico in Italia; lingua letteraria e lingua d'uso; generi e forme di letteratura in Italia
Manzoni, nel campo della poesia lirica, della tragedia, della narrativa compie un'opera di radicale rinnovamento letterario rispetto alla tradizione classicistica dominante da secoli nella cultura italiana, realizzando nel modo più compiuto i princìpi della corrente romantica. Il rinnovamento risponde alle trasformazioni sociali che si stavano verificando in Italia nel primo Ottocento e facevano nascere un pubblico nuovo, più vasto, non composto soltanto da letterati come era nel passato, portatore di nuovi gusti e interessi. Nella lirica (...) affronta tematiche più vive e più vicine agli interessi del pubblico (...), nella tragedia conquista una maggiore libertà espressiva, rifiutando regole paralizzanti come le unità aristoteliche e radicando profondamente i drammi dei personaggi nella storia. Ma l'innovazione più rivoluzionaria è costituita dalla scelta del romanzo, un genere che era disprezzato e misconosciuto dalla cultura classicista: Manzoni ha il merito grandissimo di aver dato origine in Italia, con I promessi sposi alla tradizione del romanzo, il genere destinato a dominare la scena letteraria sino ai giorni nostri.
Manzoni: biografia
Manzoni: Opere
Manzoni: pensiero
Manzoni: I Promessi Sposi
Il conte di Carmagnola e l'Adelchi (durata 8'21)
Leopardi, in versi come in prosa, ha trovato gli accenti più intensi e al tempo stesso più limpidi per esprimere il male di vivere, l'infelicità necessariamente connaturara con la condizione umana. Ma sbaglierebbe chi ravvisasse in lui un lamentoso poeta adolescenziale, ripiegato vittimisticamente a contemplare la propria infelicità, isolato dal mondo e dai suoi problemi. Un poeta romantico francese a lui coevo, Alfred de Musset, lo definì «cupo amante della morte ». Ma, a veder bene, Leopardi non è tanto il poeta del nulla, quanto il poeta della vita. Il suo pessimismo non ha le radici originarie in un'attrazione morbosa per la morte, in un vagheggiamento compiaciuto della sconfitta e della rinuncia a vivere. Il dato primario dell'esperienza leopardiana è al contrario un bisogno di pienezza e gioia vitale, di vita intensa, attiva ed energica.