La lingua latina parlata nel I millennio a.C. in una zona circoscritta del Lazio , si diffuse in tutto il mondo antico con l'espandersi del dominio di Roma: l'idioma dei conquistatori divenne una lingua universale, utile per comunicare con tutti come accade oggi con l'inglese. La lenta e costante evoluzione nei secoli di questa lingua, il latino volgare, (parlato nella vita di tutti i giorni dal popolo, il vulgus, di ogni cultura e classe sociale), ebbe come risultato la nascita delle moderne lingue romanze (proprie dei territori dominati da Roma): il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno e, naturalmente, l'italiano.
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(Versione breve) - Regole di pronuncia e accento in Latino — Slide animate (durata 1'21)
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8 consigli pratici per affrontare una traduzione - Slide animate (durata 2'53)
Contenuti: •Alfabeto •Pronuncia •Dittonghi e iato •Quantità •Divisione in sillabe •Regole per l'accentazione
La radice, il tema e la desinenza sono le tre parti che compongono una parola. La radice è l’elemento comune che permette di ricondurre parole diverse a un’unica famiglia (acqua, acquedotto, acquario...). Per dare sfumature di significato diverse alla radice, vengono aggiunte delle parti invariabili che si chiamano affissi [...]: sono detti prefissi (se si trovano davanti alla radice), infissi (se si trovano in mezzo alla radice), suffissi (se si trovano dopo la radice). La desinenza è la parte che si trova alla fine di una parola e che è variabile (cioè non rimane sempre uguale, ma cambia). L’insieme di tutte le possibili varianti delle desinenze di una parola è conosciuto con il nome di flessione (un elenco, per capirci, delle diverse forme che una parola può assumere cambiando la desinenza). La flessione può essere nominale (se riguarda i nomi, gli aggettivi e i pronomi) o verbale (se riguarda i verbi).
In latino esistono 5 declinazioni. I sostantivi della prima e della quinta declinazione sono quasi tutti femminili, mentre la maggioranza dei nomi della seconda e della quarta declinazione sono maschili e neutri, distinti fra loro per mezzo di casi retti differenti. La terza declinazione, che comprende in egual numero sostantivi di tutti i generi, è la più numerosa, mentre sono pochi i sostantivi della quinta declinazione, molti dei quali privi di plurale.
Le cinque declinazioni si differenziano fra loro per le diverse uscite del genitivo singolare:
Sono per lo più femminili; pochi sono i maschili e nessuno è neutro. Un genitivo arcaico in -as è usato nelle espressioni: pater familias (il padre di famiglia) e mater familias (la madre di famiglia). Alcuni nomi esistono solo al plurale (pluralia tantum) e spesso corrispondono in italiano a singolari.
Altri nomi invece hanno significati diversi al singolare e al plurale: ad esempio littera, -ae f. = «lettera dell'alfabeto», mentre litterae, -arum f. = «lettera da spedire, letteratura».
Prima declinazione
caso | singolare | plurale | ||
---|---|---|---|---|
NOMINATIVO |
rosă |
la rosa (soggetto) |
rosae |
le rose (soggetto) |
GENITIVO |
rosae |
della rosa (compl. spec.) |
rosārum |
delle rose (compl. spec.) |
DATIVO |
rosae |
alla rosa (compl. term.) |
rosis |
alle rose (compl. term.) |
ACCUSATIVO |
rosam |
la rosa (compl. ogg.) |
rosas |
le rose (compl. ogg.) |
VOCATIVO |
rosă |
oh rosa (compl. di vocazione) |
rosae |
oh rose (compl. di vocazione) |
ABLATIVO |
rosā |
con la rosa (compl. di mezzo, causa, etc) |
rosis |
con le rose (compl. di mezzo, causa, etc) |
Particolarità
Contenuti: • Prima declinazione • Consigli per non sbagliare la traduzione • Apposizione
Un gioco a squadre o un allenamento individuale
L'apposizione è un nome riferito a un altro nome per caratterizzarlo meglio, indicandone una qualità, una carica, una condizione. In latino è sempre espressa nello stesso caso del nome a cui si riferisce e con i nomi mobili (quelli che modificano la desinenza passando dal maschile al femminile) anche nello stesso genere e numero.
Contenuti: • Prima declinazione • Consigli per non sbagliare la traduzione • Apposizione
La seconda declinazione comprende nomi di genere maschile, femminile e neutro. Si caratterizza per il genitivo singolare in -i.
Al nominativo singolare:Declinazione dei nomi maschili (in -US, in -ER) e dei neutri (in -UM)
Contenuti: PARTICOLARITÀ DELLE TERMINAZIONI •Peculiarità della parola DEUS; •i nomi neutri in -US (pelagus, virus, populus); •Il vocativo singolare in -I (nomi in -IUS) •Il genitivo plurale in -UM (per alcuni nomi commerciali) PARTICOLARITÀ DEL NUMERO •Pluralia tantum •Nomi con significati diversi tra singolare e plurale
Gli aggettivi latini si dividono in due classi:
La declinazione degli aggettivi femminili della I classe è identica a quella dei nomi della I declinazione. Gli aggettivi latini concordano in genere, numero e caso con il nome a cui si riferiscono (concordanza).
Gli aggettivi e i pronomi possessivi latini seguono la declinazione degli aggettivi di prima classe. Sul modello di BONUS, BONA, BONUM si riflettono MEUS..., TUUS..., SUUS; invece seguono il modello PULCHER, PULCHRA, PULCHRUM, gli aggettivi/pronomi NOSTER..., VESTER... Da ricordare sono aggettivi quando accompagnano un nome, sono pronomi quando sono usati da soli e sostituiscono un nome presente nel contesto.
ATTENZIONE - Il possessivo di 3° persona SUUS... ha valore solo riflessivo, cioè (a differenza dell'italiano) si riferisce soltanto al soggetto della proposizione di cui fa parte. Se il possessore è singolare si traduce SUO, se è plurale LORO.
La terza declinazione comprende nomi di genere maschile, femminile e neutro. Si caratterizza per il genitivo singolare in -is.
La peculiarità è:Nomi del I gruppo: imparisillabi (maschili, femminili e neutri) con UNA SOLA CONSONANTE davanti alla desinenza -IS del genitivo singolare; •Desinenze della III declinazione; •Come distinguire parisillabi e imparisillabi?; •Nove nomi "eccezionali" •Come ricavare il nominativo dal genitivo? •FOCUS LESSICALE: imperator, pietas, religio, caput, genus
Nomi del II gruppo: parisillabi e imparisillabi (maschili, femminili e neutri) con DUE CONSONANTI davanti alla desinenza -IS del genitivo singolare; •Desinenze della III declinazione: genitivo -IUM; •Come distinguire parisillabi e imparisillabi?; •Nomi "eccezionalmente" inclusi nella lista; •Come ricavare il nominativo dal genitivo? •FOCUS LESSICALE: ars, civis, gens, urbs
Nomi del III gruppo: Neutri con tema in -E, -AL, -AR •Caratteristiche: ablativo singolare in -I; Nominativo/accusativo/vocativo plurare in -IA; genitivo plurale in -IUM; •FOCUS - IMPARIAMO A TRADURRE: desinenze formalmente identiche della III, II e I declinazione, ma esprimono funzioni logiche diverse. Come procedere? •FOCUS LESSICALE: altare, conclave, cubile
PARTICOLARITÀ DELLA FLESSIONE –; Tema parzialmente irregolare: bos, femur, iecur, sus, vis & –; Tema del genitivo diverso: caro carnis; iter itineris; Iuppiter, Iovis • Seguono declinazioni diverse: iugerum, vas.
PARTICOLARITÀ DELLE TERMINAZIONI: Accusativo -IM, Ablativo -I: puppis, sitis, tussis, vis, Neapolis, Tiberis, alcuni alternano -EM/IM e -E/I come navis, turris, invece la parola ignis usa l'ablativo -I solo nelle frasi idiomatiche.
PARTICOLARITÀ DEL NUMERO: •Singularia tantum •Pluralia tantum •Nomi che hanno significati diversi al singolare e al plurale
FOCUS LESSICALE: Vis/roboris, Iter itineris
Gli aggettivi latini si dividono in due classi:
La declinazione degli aggettivi femminili della I classe è identica a quella dei nomi della I declinazione. Gli aggettivi latini concordano in genere, numero e caso con il nome a cui si riferiscono (concordanza).
Comprende nomi maschili, femminili e neutri; si caratterizza per:
Tra le particolarità va ricordato il sostantivo femminile DOMUS, -US (casa/patria) poiché presenta una declinazione particolare: infatti accanto alle terminazioni della 4° declinazione, ne presenta anche alcune tipiche della seconda. Per questo termine bisogna fare attenzione alla formazione dei complementi di luogo: infatti presenta le stesse peculiarità dei nomi di città, paese e piccola isola della 2° declinazione. Ad esempio anche questo nome presenta l'antico caso LOCATIVO (domi = a casa / in patria); il moto a luogo in accusativo semplice (domum), il moto da luogo in ablativo semplice (domo)
Tra le particolarità vanno ricordati una manciata di nomi che hanno mantenuto un'antica terminazione -UBUS per il dativo e l'ablativo plurale: si tratta per lo più di bisillabi che terminano in -CUS (ad esempio, ARCUS, LACUS, QUERCUS...)
Infine alcuni nomi hanno solo l'ablativo singolare e sono: IUSSU (es.iussu consulis per ordine del console), HORTATU (es.hortatu consulis per esortazione del console), NATU (es.maior/minor natu maggiore/minore d'età).
comprende solo nomi femminili (fatta eccezione per DIES e MERIDIES che sono maschili). Si caratterizza per:
Il latino include alcuni sostantivi e aggettivi indeclinabili
I nomi composti possono essere formati da NOME + AGGETTIVO (es. res publica) oppure da NOME + NOME (terrae motus).
Il latino i pronomi personali di 1° e 2° persona singolare e plurale hanno una declinazione propria. Presentano la medesima forma sia che abbiano una funzione riflessiva che non riflessiva.
Il pronome personale di 3° persona si esprime con forme diverse a seconda che sia riflessivo (cioè riferito al soggetto della frae) o non riflessivo (cioè riferito a un altro elemento della frase, diverso dal soggetto). In questo caso si ricorre alla declinazione del pronome determinativo IS, EA, ID oppure, meno frequentemente, al dimostrativo ILLE, ILLA, ILLUD.
I pronomi-aggettivi determinativi in latino sono tre: •IS, EA, ID (egli/colui...), •IDEM, EADEM, IDEM (stesso/medesimo/identico...) • IPSE, IPSA, IPSUM (stesso/proprio lui/in persona...). I determinativi precisano un elemento della frase senza collocarlo nello spazio o nel tempo. Hanno una declinazione propria e, come tutti i pronomi latini presentano:
I pronomi-aggettivi dimostrativi in latino svolgono la stessa funzione che in italiano e sono:
Diversamente dall'italiano, il latino ha un solo pronome relativo QUI, QUAE, QUOD. Come tutti i pronomi latini, anche i relativi presentano:
ESEMPIO
T. Caelius Terraciniensis, homo non obscurus, qui in conclavi cum filiis suis dormiebat, inventus est mane iugulatus - (Cicerone)
Tito Celio di Terracina, uomo di nobili origini, che (il quale) dormiva con i suoi figli nella stanza da letto, la mattina fu trovato strangolato.
Così come avviene in italiano, anche in latino i pronomi, gli aggettivi e gli averbi interrogativi servono a introdurre una domanda.
Il pronome interrogativo più usato è QUIS? QUID? (chi? che cosa?) che presenta una fomra comune per il maschile-femminile e una per il neutro.
L'aggettivo interrogativo corrispondente è QUI? QUAE? QUOD? (Quale? Che?) che si declna esattamente come il pronome relativo.
ESEMPIO
Quis ignorat Catonis severitatem?
Chi non conosce la severità di Catone?
In quo anno C. Terentilius Harsa tribunus fuit?
In quale anno fu tribuno Caio Terentilio Arsa?
Il verbo è una parola coniugabile, che presenta indicatori di genere, diatesi, persona, numero, modi e tempi. Il genere, come nella lingua italiana, è transitivo o intransitivo. È intransitivo il verbo che non ha oggetto diretto, o perché non può averlo, o perché esso è sottinteso, o perché il verbo è usato in forma "assoluta". La diatesi può essere attiva, passiva, media (forma uguale alla passiva, significato riflessivo o reciproco); uno sviluppo della diatesi media è la deponente, in cui rimane la forma passiva con un significato attivo. La persona e il numero sono in tutto corrispondenti all'italiano (prima, seconda, terza singolare e plurale). I modi si distinguono in finiti e non finiti (o infiniti).
Sia nel presente sia nell'imperfetto sono riconoscibili le desindenze personali che caratterizzano il presente e i tempi derivati dal tema del presente di tutti i verbi latini attivi.
In latino il verbo più frequente è esse («essere», infinito presente di sum). Sul vocabolario - come gli altri verbi - si trova alla 1° persona singolare del presente indicativo. Il verbo sum ha le seguenti caratteristiche:Sum, es, fui, esse
1° singolare | sum |
---|---|
2° singolare | es |
3° singolare | est |
1° plurale | sumus |
2° plurale | estis |
3° plurale | sunt |
1° singolare | -o | am-o |
---|---|---|
2° singolare | -s | ama-s |
3° singolare | -t | ama-t |
1° plurale | -mus | amā-mus |
2° plurale | -tis | amā-tis |
3° plurale | -nt | ama-nt |
1° singolare | -or | am-or |
---|---|---|
2° singolare | -ris | amā-ris |
3° singolare | -tur | amā-tur |
1° plurale | -mur | amā-mur |
2° plurale | -mini | ama-mĭni |
3° plurale | -ntur | ama-ntur |
1° singolare | -o | vide-o |
---|---|---|
2° singolare | -s | vide-s |
3° singolare | -t | vide-t |
1° plurale | -mus | vidē-mus |
2° plurale | -tis | vidē-tis |
3° plurale | -nt | vide-nt |
1° singolare | -or | vidĕ-or |
---|---|---|
2° singolare | -ris | vidē-ris |
3° singolare | -tur | vidē-tur |
1° plurale | -mur | vidē-mur |
2° plurale | -mini | vide-mĭni |
3° plurale | -ntur | vide-ntur |
1° singolare | -o | mitto-o |
---|---|---|
2° singolare | -s | mitti-s |
3° singolare | -t | mitti-t |
1° plurale | -mus | mittĭ-mus |
2° plurale | -tis | mittĭ-tis |
3° plurale | -nt | mittu-nt |
1° singolare | -or | mitt-or |
---|---|---|
2° singolare | -ris | mittĕ-ris |
3° singolare | -tur | mittĭ-tur |
1° plurale | -mur | mittĭ-mur |
2° plurale | -mini | mitti-mĭni |
3° plurale | -ntur | mittū-ntur |
1° singolare | -o | audi-o |
---|---|---|
2° singolare | -s | audi-s |
3° singolare | -t | audi-t |
1° plurale | -mus | audī-mus |
2° plurale | -tis | audī-tis |
3° plurale | -nt | audĭu-nt |
1° sing | -or | audi-or |
---|---|---|
2° | -ris | audī-ris |
3° | -tur | audī-tur |
1° plur | -mur | audī-mur |
2° | -mini | audi-mĭni |
3° | -ntur | audiū-ntur |
Il tempo imperfetto (imperfectum, cioè non portato a compimento) del mondo INDICATIVO indica un'azione collocata nel passato; designa un'azione durativa ossia considerata nel periodo del suo svolgersi. L'imperfetto può essere usato anche al posto del passato remoto nelle narrazioni (imperfetto narrativo o storico) o anche per descrivere un'azione abituale nel passato (imperfetto abituale o di consuetudine).
In latino esprime un'azione continuativa, cioè considerata durante il suo svolgimento nel passato. Per tutte e quattro le coniugazioni regolari si forma dal:
Contenuti: • Formazione e coniugazione dell'Imperfetto indicativo delle quattro coniugazioni; • Imperfetto del verbo SUM • FOCUS LESSICALE: • Duco • Puto • Quaero • Peto
L'indicativo futuro semplice espirme un'azione che non si è ancora verificata quando se ne parla o scrive, cioè colloca l'azione in un tempo posteriore rispetto al momento in cui si parla o si scrive.
In latino l'indicativo futuro si forma dal tema del presente, al quale si aggiungono il suffisso modale-temporale -bi-, ma con un'alternanza nel corso della coniugazione di -bo, -bu all'attivo e -bo, -be, -bu al passivo) per i verbi della 1° e 2° coniugazione, oppure -e- per quelli della 3° e 4° coniugazione (ma -a- per la 1° persona singolare) e le desinenze personali attive o passive.
La 1° e la 2° coniugazione formano il futuro secondo il seguente schema:
Contenuti: •Introduzione •Come si forma •Futuro della 1° e 2° coniugazione •Futuro della 3° e 4° coniugazione •FOCUS: Sembrano uguali ma... •Tabelle comparative del presente/futuro indicativo •FOCUS LESSICALE: moveo e trado
I verbi a coniugazione mista sono anche detti verbi in -IO a causa della terminazione della 1° persona del presente indicativo. Il tema del presente è I breve (non lunga come nei verbi della 4°) e le particolarità della lora coniugazione riguardano solo i tempi derivati dal tema del presente.
Contenuti: • Coniugazione dei verbi in IO • riflessione sul lessico: capio, pario, iacio • Storia di parole: CAPTIVUS
L'indicativo perfetto latino può corrispondere, a seconda del contesto a tre tempi italiani: il passato remoto, il passato prossimo, il trapassato remoto. Si forma dal TEMA del PERFETTO + desinenze caratteristiche di questo tempo. Il tema del perfetto si ricava dal paradigma verbale (3° voce), togliendo la desinenza -I dalla prima persona singola redell'indicativo perfetto. Da questo tema, oltre al perfetto indicativo si formano:
Il piuccheperfetto latino esprime un rapporto di anteriorità nel passato e corrisponde al corrisponde al trapassato prossimo italiano. Come in italiano è usato generalmente come tempo relativo.
La forma attiva si costruisce:
La forma passiva è perifrastica e si forma:
PARTICIPIO PERFETTO (concordato al nominativo con il soggetto)
+ IMPERFETTO del verbo SUM
Contenuti: • Tempi assoluti e tempi relativi • Come si forma il piuccheperfetto attivo (4 coniugazioni) • Piuccheperfetto verbo SUM • piuccheperfetto passivo (4 coniugazioni) • FOCUS LESSICALE: • Cedo • Cogito et intellego • Verto
...
In latino il modo IMPERATIVO esprime un ordine, un invito, un'esortazione e ha due tempi, il presente e il futuro; quest'ultimo, assente in italiano, è usato quando l'ordine o l'esortazione sono destinati a restare validi nel tempo oppure non prevedono un'esecuzione immediata (lo troviamo soprattutto nelle leggi e nelle massime); si impiega anche in periodi che presentano altri verbi al futuro.
Il modo infinito è una forma del verbo determinata nel tempo – che può essere presente (andare) o passato (essere andato), e in alcune lingue, come il latino (iturum esse), anche futuro – ma indeterminata nella persona e nel numero, che esprime puramente il processo verbale astratto.
L'infinito può essere adoperato con funzione di sostantivo (per es., «riconoscere qualcuno dall’andare», cioè dal suo modo d’incedere), e talora divenuto vero e proprio sostantivo (il piacere, il dispiacere, il volere, il potere, il parere, ecc.), con possibilità di formare anche il plurale (i piaceri, ecc.).
INFINITO | presente attivo | presente passivo | perfetto attivo | perfetto passivo | futuro attivo | futuro passivo |
1° | AMARE | AMARI | AMAVISSE | AMATUM, -AM, -UM ESSE | AMATURUM, -AM, -UM ESSE | AMATUM IRI |
2° | MONĒRE | MONERI | MONUISSE | MONITUM, -AM, -UM ESSE | MONITURUM, -AM, -UM ESSE | MONITUM IRI |
3° | LEGĔRE | LEGI; | LEGISSE | LECTUM, -AM, -UM ESSE | LECTURUM, -AM, -UM ESSE | LECTUM IRI |
4° | AUDIRE | AUDIRI; | AUDIVISSE | AUDITUM, -AM, -UM ESSE | AUDITURUM, AM, -UM ESSE | AUDITUM IRI |
Contenuti: Schema per la formazione dell'Indicativo presente nelle quattro coniugazioni
Contenuti: • INFINTO presente attivo e passivo • INFINTO perfetto attivo e passivo • INFINTO futuro attivo e passivo • SUBORDINATA INFINTIVA: il costrutto ACCUSATIVO+INFINITO
In latino il participio possiede tre tempi: presente, perfetto, futuro.
Il participio presente si forma:
TEMA del presente + suffusso -NT + DESINENZE degli aggettivi di seconda classe.
Si declina sul modello degli aggettivi ad una sola uscita in -ANS, -ANTIS e -ENS, ENTIS.
Il nominativo è sigmatico per tutti e tre i generi con la caduta della dentale -t- davanti alla desinenza -s
Come gli aggettivi della seconda classe, anche i participi presenti hanno:
In latino il participio possiede tre tempi: presente, perfetto, futuro.
Il participio perfetto si forma togliendo al tema del SUPINO (4° voce del paradigma verbale) la desinenza -UM e aggiungendo -US, -A, UM. Si declina come gli aggettivi della prima classe e concorda in caso, genere e numero con il nome a cui si riferisce. Ha valore esclusivamente passivo e lo possiedono solo i verbi transitivi.
Funzione nominale
In latino, come in italiano, il participio perfetto può essere usato come:
Contenuti: • Funzione nominale del participio perfetto; • Come si forma
In latino il participio futuro (mancante in italiano) si forma partendo dal tema del supino a cui si aggiungono i suffissi -URUS, -URA, -URUM.
Il participio futuro:
Contenuti: • Come si forma • Funzione nominale del participio futuro; • Perifrastica attiva
I verbi deponenti si definiscono così perché "depongono" (cioè abbandonano) le desinenze attive e assumono quelle passive benché il loro significato sia attivo (a volte riflessivo). Possono essere transitivi ( hortor, abitror, imitor...) oppure intransitivi ( profiscor, nascor, morior...).
Come i verbi attivi, i deponenti sono classificati in quattro coniugazioni:
Nei tempi derivati dal tema del presente i verbi semideponenti hanno forma attiva, mentre nei tempi derivati dal tema del perfetto hanno forma passiva, ma significato attivo.
Contenuti: • Come si declinano • Imperativo dei verbi Deponenti • Verbi deponenti in -IOR
SEMIDEPONENTI • Elenco • Alcune osservazioni
Il congiuntivo presente attivo e passivo delle coniugazioni regolari si forma dal tema del presente (con o senza la mediazione della voclae tematica) secondo lo schema:
TEMA DEL PRESENTE + Suffisso modale temporale -a- (-e- per la 1° coniugazione) +Desinenze personali attive e passive.
Il congiuntivo presente attivo e passivo delle coniugazioni regolari si forma dal tema del presente secondo lo schema:
TEMA DEL PRESENTE + Suffisso modale-temporale -RE- +Desinenze personali attive e passive.
In pratica basta aggiungere le desinenze personali all'INFINITO PRESENTE ATTIVO
Contenuti: CONGIUNTIVO PRESENTE • Come si forma • Coniugazione attiva e passiva
CONGIUNTIVO IMPERFETTO • Come si forma • Coniugazione attiva e passiva
• Congiuntivo del verbo SUM • CONGIUNTIVO ESORTATIVO
Il congiuntivo perfetto corrisponde al congiuntivo passato italiano. Alla forma attiva si costruisce:
TEMA DEL PERFETTO + Suffisso modale temporale -ERI- + Desinenze personali attive.
Alla forma passiva è perifrastico e si costruisce:
PARTICIPIO PERFETTO (concordato al nominativo con il soggetto) + Congiuntivo presente di SUM
Il congiuntivo piuccheperfetto si forma secondo lo schema:
TEMA DEL PERFETTO + Suffisso modale temporale -ISSE- + Desinenze personali attive.
Alla forma passiva è perifrastico e si costruisce:
PARTICIPIO PERFETTO (concordato al nominativo con il soggetto) + Congiuntivo imperfetto di SUM
Contenuti: CONGIUNTIVO PERFETTO • Come si forma • Coniugazione attiva e passiva
CONGIUNTIVO PIUCCHEPERFFETTO • Come si forma • Coniugazione attiva e passiva
• Congiuntivo perfetto e piuccheperfetto del verbo SUM
La sintassi è la parte della linguistica che descrive e studia il modo in cui i vari elementi del discorso si uniscono per formare degli enunciati. Diversi sono i metodi, alcuni di diffusione recente, usati dagli studiosi per rendere ragione di fenomeni che coinvolgono da un lato l'articolazione degli elementi morfologici e dall'altro la vera e propria espressione del pensiero. [...] Si considera frase semplice un enunciato costituito, secondo la terminologia tradizionale dell'analisi logica, da soggetto e predicato. A questi due elementi (talora uno dei due può essere sottinteso) se ne possono aggiungere altri, ovvero i vari tipi di complemento. In latino il sistema dei casi, che si applica a nomi, pronomi e aggettivi permette di identificare la funzione attribuita a tali parole nella frase. In italiano, invece, è determinante l'ordine delle parole per distinguere il soggetto dal complemento oggetto e l'uso delle preposizioni per formare i complementi indiretti.
Per esprimere il possesso o l'appartenenza il latino ricorre spesso al costrutto formato dal verbo SUM + DATIVO* (*che indica il possessore). Tale costrutto si definisce DATIVO DI POSSESSO e si usa di preferenza per esprimere il possesso di cose astratte; per quello di cose concrete, invece, si incontra più spesso HABEO o POSSIDEO.
Quando si traduce in italiano un dativo di possesso occorre procedere in questo modo:
Si definisce DOPPIO DATIVO l'uso combinato di due dativi, uno di FINE (o di effetto) e l'altro di VANTAGGIO (o di svantaggio).
Tale costruzione è richiesta da alcuni verbi specifici:
Pausanias venit Atticis auxilio (Cornelio Nepote)
Pausania venne in aiuto (dativo di fine) agli Attici (dativo di vantaggio).
In latino esistono due tipi di proposizioni causali: le oggettive (o reali) e le soggettive (o oblique). È considerata una OGGETTIVA/REALE una causa che risulta oggettivamente vera o che è ritenuta tale da chi parla o da chi scrive. La causale oggettiva ha il vero al modo INDICATIVO ed è introdotta dalle seguenti congiunzioni:
ESEMPIO
Nostrae cohortes, quod neque ordines servabant neque firmiter insistebant, magnopere pertubabantur - (Cesare)
Le nostre coorti poiché non si mantenenvano in fila né stavano salde, erano notevolmente scompigliate.
In latino la proposizione temporale può avere il verbo all'INDICATIVO o al CONGIUNTIVO. Le prime sono le più frequenti e sono introdotte dalle seguenti congiunzioni:
ESEMPIO
Iam nuptiae imminebant cum amici pervenerunt
Già le nozze erano imminenti quando arrivarono gli amici.
Diversamente dall'italiano, il latino ha un solo pronome relativo QUI, QUAE, QUOD. Come tutti i pronomi latini, anche i relativi presentano:
ESEMPIO
T. Caelius Terraciniensis, homo non obscurus, qui in conclavi cum filiis suis dormiebat, inventus est mane iugulatus - (Cicerone)
Tito Celio di Terracina, uomo di nobili origini, che (il quale) dormiva con i suoi figli nella stanza da letto, la mattina fu trovato strangolato.
La proposizione interrogativa diretta è una proposizione indipendente che si riconosce facilmente perché ha il punto di interrogativo in fondo e rivolge una domanda all'interlocutore. Presenta in genere il verbo al modo indicativo.
L'interrogativa semplice può essere introdotta da pronomi, aggettivi e avverbi interrogativi.
Le interrogative disgiuntive sono formate da due o più proposizioni che si escludono a vicenda. I membri della disgiuntiva possono essere introdotti da: utrum, -ne (enclitico), o da nessuna particella; il secondo membro è sempre introdotto da an.
L'interrogativa diretta, semplice o disgiuntiva può essere:
È una proposizione introdotta da pronomi, aggettivi e avverbi interrogativi usati in funzione esclamativa. Nello scritto è riconoscibile per la presenza del punto esclamativo.
Le infinitive sono subordinate completive implicite che nel periodo svolgono la funzione di soggetto o di complemento oggetto del predicato verbale della reggente e si chiamano perciò soggettive o oggettive.
Si caratterizzano per:
Nelle completive si usa:
La subordinata finale espirme per quale fine o intenzione si verifica quanto affermato nella reggente e svolge la stessa funzione che nella frase semplice è svolta dal complemento di fine o scopo.
È introdotta da:
La finale si regge su un rapporto di contemporaneità, quindi vuole l'uso del
La subordinata subordinata completiva volitiva, pur svolgendo una funzione indispensabile (di completamento) della reggente, ha una struttura nettamente distinta dalle infinitive oggettive e soggettive.
È introdotta da:
Vuole l'uso del
Dipende da verbi che esprimono volontà, intenzione, esortazione, comando:
La proposizione narrativa (CUM + CONGIUNTIVO) è molto frequente nei testi latini in prosa, in particolare negli storici: viene chiamato anche CUM HISTORICUM o NARRATIVUM.
Il cum narrativo instaura con la reggente una rigorosa relazione temporale basata su un rapporto di anteriorità o di contemporaneità regolato dalla consecutio temporum:
Il cum arrativo è una costruzione polivalente, cioè può assumere diversi valori a seconda del contesto:
In latino la consecutiva è introdotta dalla congiunzione U (che, da) e UT NON (che non, non). Ha il verbo al:
La proposizione consecutiva è spesso anticipata nella reggente da un elemento correlativo che può essere un:
I tempi verbali hanno valore assoluto:
La proposizine relativa può avere valore consecutio e in tal caso viene esoressa al congiuntivo (presente, imperfetto, perfetto) secondo le regole della consecutiva.
ESEMPIO
Nemo est tam senzex qui se annum non putet posse vivere – (Cicerone)
Nessuno è tanto vecchio da non ritenere di pote vivere (ancora) un anno.
La completiva dichiarativa introdotta dalla congiunzione U (che, da) e UT NON (che non, non) completa il senso della reggente enunciando un avvenimento o dichiarando un fatto. Ha il verbo al congiuntivo ed è sottoposta alle regole della CONSECUTIO TEMPORUM. Solitamente il rapporto che lega la completiva dichiarativa alla reggente è la contemporaneità:
La completiva dichiarativa (o di fatto) dipende da verbi che indicano:
La subordinata interrogativa indiretta sono subordinate completive e dipendono da verbi che significano:
Le interrogative indirette semplici sono introdotte dagli stessi pronomi, aggettivi o avverbi intrrogativi che introducno le interrogative dirette.
In assenza di tali elementi si usano le particelle interrogative -NE (enclitico) o NUM (senza valore retorico) che in italiano vanno rese con se.
Le interrogative indirette retoriche sono introdotte da:
Usano le stesse particelle che introducono le interrogative dirette disgiuntive:
Le interrogative indirette hanno il verbo al congiuntivo e sono sottoposte alle regole della CONSECUTIO TEMPORUM.
REGGENTE | INTERROGATIVA INDIRETTA |
||
---|---|---|---|
contemporaneità | anteriorità | posteriorità | |
tempi principali | congiuntivo presente | congiuntivo perfetto | participio futuro + congiuntivo presenteverbo SUM |
tempi storici | congiuntivo imperfetto | congiuntivo piuccheperfetto | participio futuro + congiuntivo imperfetto verbo SUM |
La subordinata relativa impropria presenta il verbo al congiuntivo.
Equivale a proposizioni circostanziali con valore:
Attenzione: le relative proprie talvolta possono presentare il congiuntivo quando esprimono il pensiero di una persona diversa da chi parla o scrive: in questi casi si rendono di solito con espressioni come "secondo lui/lei/loro...".
In latino il participio (presente, perfetto, futuro) con funzione verbale equivale a una proposizione subordinata circostanziale* con valore:
Se invece fa parte di un costrutto autonomo, in cui si trova espresso in ablativo in combinazione con un nome o un pronome, anch'esso in ablativo, costitutisce un PARTICIPIO ASSOLUTO (vedi ABLATIVO ASSOLUTO).
Ha sempre significato attivo e stabilisce un rapporto di contemporaneità. Si può tradurre con:
Ha significato passivo con i verbi transitivi attivi e attivo con i verbi deponenti; stabilisce un rapporto di anteriorità. Si può tradurre con:
Ha significato attivo e stabilisce un rapporto di posteriorità. Si può tradurre con:
Nell’analisi logica, i complementi sono quegli elementi che completano la frase, aggiungendosi al soggetto e al predicato (che ne costituiscono la parte essenziale) e agli eventuali attributi e apposizioni. Una distinzione fondamentale è quella tra complementi diretti - cioè che dipendono direttamente dal verbo (complementi oggetto, predicativo del soggetto e dell’oggetto) - e i complementi indiretti – ovvero tutti gli altri complementi – sono collegati indirettamente (cioè tramite preposizioni) all’elemento da cui dipendono.
La lista completa dei complementi in latino corredata da esempi
Il complemento di abbondanza e quello di privazione indicano rispettivamente ciò di cui qualcuno o qualcosa è fornito in abbondanza o ciò di cui qualcuno o qualcosa è privo (o mancante o bisognoso). Si esprimono con l'ABLATIVO semplice.
Si costruiscono l'ablativo di abbondanza o di privazione alcuni verbi (abundo, afflui, careo, compleo, impleo, faudo, privo, orbo, spolio, deficio...); e gli aggettivi (plenus, onustus, repletus, praeditus, nudus, orbus, vacuus...).
Il complemento d’agente indica l’essere animato (persona o animale) che compie un’azione espressa da un verbo passivo. Si esprime con A/AB + ABLATIVO.
Il complemento di causa efficiente indica l’essere inanimato che compie un’azione espressa da un verbo passivo. Si esprime con ABLATIVO semplice.
Il complemento di allontanamento (o separazione) indica la persona, la cosa o il luogo da cui ci si allontana o ci si separa.
Si esprime con:
• l'ABLATIVO semplice
• A/AB + ablativo (separazione da una persona), E/EX, DE + ablativo.
La scelta dipende dai verbi, nomi o aggettivi che le reggono ed è chiarita dal dizionario.
Il complemento di allontanamento è retto per lo più da verbi che significano:
Il complemento di argomento indica l’argomento di cui si parla o si scrive. Si esprime DE + ABLATIVO; tuttavia nel caso in cui si tratti del titolo di un'opera e questa corrisponda al nome di una persona può essere espresso anche semplicemente al NOMINATIVO (ESEMPIO: Lelius liber).
Il complemento di causa indica il motivo per cui si compie un’azione o avviene un fatto. Si esprime:
Il complemento di compagnia e di unione indica rispettivamente l’essere animato o la cosa insieme a cui si compie un’azione o avviene un fatto.
Si esprime con CUM + ABLATIVO
Il complemento di denominazione è un NOME PROPRIO che specifica un nome generico. In latino è di fatto un’APPOSIZIONE CONCORDA nel caso del nome che specifica.
Il complemento di fine indica lo scopo/il fine per cui si fa o avviene qualche cosa. Si esprime:
Indica l’ambito o entro quali limiti è valido ciò che viene affermato. Si esprime in ABLATIVO semplice, spesso sorretto da verbi come supero, excello, emineo, praecedo e/o aggettivi come notus, clarus, illustris, che indicano superiorità o eccellenza.
ESEMPIO - Valentinianus vir sententiā meā eruditus fuit
(A mio parere Valentiniano fu un uomo erudito)
I complementi di luogo sono quattro:
Il complemento di materia indica la sostanza o l’elemento di cui è composto/fatto qualcosa. Si esprime con:
ESEMPIO: Valeria armilla aurea (ex auro) est
Il complemento di mezzo indica la cosa o l’essere animato mediante cui si compie un’azione o avviene un fatto. Si esprime con l'ABLATIVO semplice.
Tuttavia se il tramite è una persona si esprime con PER + ACCUSATIVO.
Il complemento di modo indica il modo in cui si compie o avviene un’azione. Per non confonderlo con il complemento di mezzo, trasforma il complemento di mezzo in avverbio. Si esprime con (CUM) + ABLATIVO. Se il sostantivo che esprime il modo è accompagnato da un attributo, il CUM può essere omesso o interposto fra l’aggettivo e il sostantivo.
Il complemento di ORIGINE (o provenienza) indica il luogo di provenienza, la famiglia, la condizione sociale di qualcuno. Si esprime con:
• ABLATIVO semplice: quando è indicata la famiglia o la condizione sociale di provenienza,
Catilina nobili genere natus erat - Catilina era nato da nobile famiglia;
• A/AB, E/EX, DE + ABLATIVO in presenza di un pronome, di un nome comune che indica l'identità del genitore, quando ha senso figurato, indica un'origine remota o segnala l'origine di un fiume.
Padus flumen ex Alpibus descendit - Il fiume Po scende dalle Alpi
Si tratta di un nome o aggettivo che completa il significato del verbo «predicando» (cioè dicendo) qualcosa del complemento soggetto (complemento predicativo del soggetto) o dell'oggetto (c.p. dell'oggetto). Si esprimono rispettivamente al NOMINATIVO e all'ACCUSATIVO. Sono spesso introdotti da verbi copulativi.
Il complemento di qualità Indica le caratteristiche morali o materiali di qualcuno o qualcosa. Si esprime con:
Il complemento di tempo determinato indica il periodo o il momento in cui si verifica un'azione e risponde alle domande "quando? Tra quanto tempo? Entro/per quando?". Si esprime con l'ABLATIVO semplice se accompagnato da un attributo, oppure da IN + ABLATIVO se usato da solo. Può essere però anche introdotto da ANTE (prima) ANTE + ACCUSATIVO e POST (dopo) POST + ACCUSATIVO
Il complemento di tempo continuato indica la durata di un'azione o di una circostanza e risponde alle domande "Per quanto tempo? Da quanto tempo/ da quando? Fino a quando? In quanto tempo? Quanto a lungo?". Si esprime con (PER +) ACCUSATIVO (può infatti essere più o meno preceduto dalla preposizione PER).
I complementi di vantaggio e svantaggio indicano rispettivamente a favore o a danno di chi avviene l’azione espressa dal verbo. Si esprimono entrambi con DATIVO semplice.
L'idea specifica di vantaggio nel senso «in difesa di, a favore di» si può rendere anche con PRO + ABLATIVO.
Invece lo svantaggio nel senso di «(andare) contro qualcuno/qualcosa» si può rendere con CONTRA/ADVERSUS + ACCUSATIVO.
Non è sufficiente conoscere la morfologia del nome e del verbo, ma nel corso degli studi bisogna conseguire una competenza traduttiva. Ciò è possibile se si acquisisce un metodo di traduzione consapevole ed efficace a partire dalle strutture linguistiche che si incontrano con maggiore frequenza nei testi latini e attraverso esempi concreti per affrontare la prova di traduzione in autonomia.
In latino il genitivo precede il nome a cui si riferisce.
Catina, Graeciae colonia, multas statuas dearum iactat.
Si tratta di una sequenza molto comune nella lingua latina. Ovviamente nella traduzione dovrai attenerti all'ordine che le parole hanno nella lingua italiana e tradurre il genitivo immediatamente dopo il nome a cui si riferisce.
Analizzando il predicato (persona e numero), sarai in grado di risalire al soggetto, che in latino è sempre espresso al caso NOMINATIVO.
Nel caso in cui più parole soddisfino tale requisito, ricordati che il genitivo spesso anticipa il nominativo; fai inoltre affidamento al senso logico della frase.
L'ordine delle parole nella frase latina si discosta visibilmente da quello della frase italiana.
Nonostante la grande libertà delle parole nellaf rase latina, possiamo ricorrere a uno schema di massima per aiutarci nell'analisi e nella traduzione:
L'ordine delle parole in latino è più libero di quello della frase italiana, perciò, prima di iniziare a tradurre, devi individuare gli elementi chiave della frase: cioèpredicato, soggetto, complemento oggetto, complementi indiretti e le loro espansioni.
Nell'analisi della frase i gruppi vanno individuati sempre così:
Nelle precedenti schede si è già illustrato quali siano le operazioni che bisogna compiere per tradurre una frase semplice. In questa scheda vedremo in che modo conviene procedere quanto ci si trova davanti a una frase complessa (o PERIODO) e, più in generale a un testo intero.
Per poter tradurre correttamente una frase semplice è necessario saper riconoscere le preposizioni e memorizzare quale caso reggano. Di norma le preposizioni si costruiscono o con il caso ACCUSATIVO o con l'ABLATIVO. Solo in alcuni casi (IN, SUB, SUPER) possono reggere entrambi.
Il latino usa con grande frequenza un tipo di struttura in cui gli elementi linguistici sono disposti in posizione simmetrica secondo uno schema di corrispondenze, cioè di parallelismi. Il riconoscimento di tale struttura può essere utile per l'analisi sintattica e facilitare la comprensione del testo.
All'interno di una frase il verbo ha la capaictà di stringere legami con le parole o gruppi di parole che gli conferiscono senso compiuto o ne completano il significato. Tale capacità viene denominata valenza.
Per consultare con successo il vocabolario è indispensabile conoscere la declinazione del pronome-aggettivo aliquis (qualcuno), aliquis (qualcosa), poiché il vocavolario usa tale pronome per indicare la costruzione di molti verbi e aggettivi.
Contenuti: Attraverso l'analisi dei veri significati del verbo PETO, -IS, PETIVI, PETITUM, PETĔRE (3 coniugazione) riconosciamo le diverse reggenze.
La congiunzione UT può introdurre varie subordinate. Come fare per orientarsi?
Innanzitutto controllare quale verbo è espresso nella subordinata, infatti:
UT + INDICATIVO:
UT + CONGIUNTIVO: